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Miura: icona di potenza e fascino
24 Febbraio 2020

Miura: icona di potenza e fascino


Miura: icona di potenza e fascino


La Lamborghini Miura P400 è ancora oggi un\'intramontabile evergreen per collezionisti e appassionati.



Nata per far sognare. Grazie a un incontro fortuito. Una scommessa vinta. Una macchina bellissima e aggressiva. Dalla forma rivoluzionaria. Che lasciò senza fiato gli appassionati facendo invecchiare di colpo tutte le supercar dell\'epoca, L\'auto che diede l\'inizio ad una nuova era nel settore delle automobili sportive. La Miura P400, pensata come sfida alle altre concorrenti, fra cui Ferrari e Maserati, era un\'idea, o come si direbbe oggi un concept, realizzata dai tecnici Gian Paolo Dallara e Paolo Stanzani. Che utilizzarono una struttura corsaiola, motore centrale, come molte vetture sportive da corsa dell\'epoca, ad esempio la Ford GT40 e la rivale Ferrari 250LM. Con una differenza, mentre su quei mezzi il propulsore era in posizione longitudinale, i due, per diminuire l\'ingombro e aumentare lo spazio, optarono per un montaggio trasversale tra l\'abitacolo e l\'assale posteriore, soluzione che permise di ridurne considerevolmente l\'ingombro. Presentata al Salone di Torino del 1965, come semplice auto telaio, lo studio Dallara-Stanzani colpì immediatamente Nuccio Bertone che oltre a complimentarsi con Lamborghini gli disse: «Io sono quello che può fare la scarpa al tuo piede.» Dal canto suo Ferruccio Lamborghini, superando lo scetticismo iniziale e convinto dall\'interesse suscitato dai probabili acquirenti, vide la collaborazione con Bertone soprattutto come ritorno pubblicitario, convinto che della Miura non ne avrebbe vendute più di 50. Invece, in totale ne vennero prodotti 763 esemplari fino al 1974 quando la l\'auto fu sostituita dalla Countach.


A spingere Lamborghini per la collaborazione con Bertone furono anche altri due fattori, prima di tutto l\'azienda di Grugliasco non aveva rapporti di collaborazione con i suoi rivali italiani, Ferrari e Maserati, e poi si doveva trovare un\'altra carrozzeria dopo il fallimento, alla fine del 1966, della Touring, che aveva disegnato i precedenti modelli, la 350 e la 400 GT. In soli 4 mesi le matite di Marcello Gandini, giovane designer diventato da poco capo disegnatore in seguito all\'uscita di Giorgetto Giugiaro che si era trasferito alla Ghia, diedero la forma definitiva. Ferruccio Lamborghini, nato sotto il segno del toro e appassionato della corrida, decise di chiamare la vettura Miura in onore dell\'allevatore di tori da combattimento Don Eduardo Miura Fernandez. La Miura fu la prima di una lunga tradizione di auto costruite e battezzate con nomi ispirati alla tauromachia. Presentata al Salone dell\'Auto di Ginevra del 1966 fu un successo senza precedenti. La produzione apportò alcuni cambiamenti rispetto al prototipo ginevrino, per esempio alle ruote a raggi vennero preferiti i cerchioni in lega di magnesio della Campagnolo, fu invertito il senso di rotazione del cambio a causa delle vibrazioni, la frizione a triplo disco venne abbandonata per una a monodisco e la copertura in plexiglas del motore fu rimpiazzata da una a persiana fissa, sempre in plastica, per migliorare la dispersione del calore del motore. La carrozzeria era in acciaio e i cofani anteriore e posteriore in alluminio.



La vettura aveva solo un piccolo portabagagli dietro al motore poiché tutta la zona anteriore era occupata dal serbatoio, dal radiatore e dalla ruota di scorta. I vetri delle porte erano privi di cornice, ma mantenevano il massiccio traversino posteriore, nel quale era integrata la presa d\'aria del motore. All\'interno, nel tettuccio, erano montati diversi comandi dietro allo specchio retrovisore interno, dando l\'idea di un cockpit aeronautico e accentuando l\'idea di auto veloce. Il motore era un V12 da 4 litri 24 valvole con quattro nuovi carburatori Weber 40IDL3C tricorpo, progettato da Giorgio Bizzarrini. Il cambio, a differenza della precedente 400GT era stato sistemato a fianco dell\'albero motore all\'interno di un unico basamento in alluminio. La potenza dichiarata di 350CV assicurava una velocità massima vicina ai 280km/h. Il successo della Miura fu immediato e travolgente: a fronte di una produzione prevista di una ventina di esemplari all\'anno, la Lamborghini, solo nel 1967, ne consegnò 108 non riuscendo a soddisfare tutta la richiesta. Nei circa due anni e mezzo di produzione della P400 furono prodotti complessivamente 275 esemplari. Seguì, l\'anno successivo, il P400S, con alcune variazioni essenzialmente estetiche come miglioramenti alle tappezzerie, l\'installazione dei vetri elettrici e un aumento della potenza e velocità massima vicino poco oltre ai 280km/h. Vennero vendute 338 vetture.


La versione SV, acronimo di SuperVeloce, prodotta in solo 150 esemplari, è un vero Graal per gli appassionati del Brand di Sant\'Agata Bolognese. La potenza del V12 4 litri aumentata ancora fino a 385CV e l\'accelerazione da 0 a 100 km/h, che si raggiungeva in 5\"8, spingevano la macchina poco sotto i 300km/h. La parte posteriore della carrozzeria fu aumentata per consentire l\'installazione di pneumatici più larghi, mentre i fari anteriori persero le caratteristiche ciglia. Il debutto avvenne nel 1971 e l\'ultima, in livrea nera, lasciò la catena di montaggio il 15 gennaio 1973. Fu consegnata a Luigi Innocenti, figlio dell\'inventore della Lambretta che voleva regalarla al figlio Gianfranco appena ventenne. Oltre al V12 potenziato, il modello beneficiava di altri optional particolari come il bocchettone del serbatoio cromato a vista e le cornici cromate, modifiche che i più facoltosi esigevano e che l\'azienda si occupava di soddisfare. (Fabio Schiavo)


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