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Incartati, l’arte del bozzetto in mostra alla galleria Bonaire Contemporanea
14 Dicembre 2023

Incartati, l’arte del bozzetto in mostra alla galleria Bonaire Contemporanea


Per Edgar Degas è «l\'espressione più diretta e spontanea dell\'artista, una specie di scrittura». Per Leonardo era uno strumento d’indagine della natura oltre a essere la più immediata riproduzione dell\'idea, del pensiero per poi tradursi nella luce e nei colori della pittura o nella scultura. Il disegno è al centro della nuova  mostra Incartati, inaugurata lo scorso 9 dicembre alla galleria Bonaire Contemporanea di via Principe Umberto, 39 ad Alghero. Fino al 23 dicembre si avrà l’occasione di conoscere lo stile e l’estetica di quattro artisti, Gianni Nieddu, Danilo Sini, Giorgio Urgeghe e la giovanissima Silvia Cara. Tutti e quattro, anche se con linguaggi differenti, sono consci della centralità del bozzetto artistico «nei suoi diversi gradi di complessità, nella sua capacità di essere una sorta di imago animae: l’inizio di un sogno, talvolta di un incubo, verso percorsi imprevedibili», si legge nella nota.


Gianni Nieddu, attraverso l’installazione realizzata per il Museo Organica di Tempio Pausania che si chiama Taglia Unica, sviluppa il suo stile tramite degli «interventi disegnativi e pittorici raffiguranti trote che, pur differenti nella loro livrea, sono accomunate da una dimensione più o meno simile, circa 29,94 cm. Opere che si caratterizzano per severità, naturalezza e profondità tipiche della pittura zen», affermano gli organizzatori.


Danilo Sini, con Coronadrawings - opere create durante il periodo della pandemia - ha realizzato dei lavori «nati in cattività, in una casa che, improvvisamente, è diventata prigione e “non luogo” fisico e mentale». I visitatori potranno notare questi esseri ibridi disegnati con una biro, acquerellati con caffè e marchiati con mercurocromo, «in bilico tra una dimensione morbosamente domestica e un’alienante laboratorio di ingegneria genetica».


Giorgio Urgeghe fa invece riferimento alla dimensione dell’automatismo psichico con i suoi fogli sparsi, «spesso distanti nel tempo ma non nella prassi operativa che sembrerebbe un vero e proprio regressus ad uterum, una scrittura automatica per immagini tracimante da un immaginario semplificato e “antigrazioso” in una sorta di incontrollato horror vacui».


A chiudere questa danza di stile è Silvia Cara, con le sue carte disegnate con pastelli a olio, ad acquerello oppure frutto di collage e impresse mediante cianotipia. I suoi lavori raffigurano dei piccoli omini, che aggiungono alle singole tavole «un ritmo interno pulsante, frenetico, a prima vista casuale ma, in realtà sapientemente calibrato». L’autrice, che con queste opere dimostra il suo inestimabile talento,  «produce un sorprendente arabesco contemporaneo in linea con le più avanzate ricerche di certo graffitismo metropolitano».


Riccardo Lo Re


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