I siti archeologici da vedere vicino Porto Cervo
Tesori unici che raccontando storie di civiltà antiche e culture scomparse
Per gli amanti della storia e dell’archeologia, Porto Cervo offre un itinerario suggestivo che permette di scoprire i resti di antichi insediamenti e di immergersi nel fascino del suo passato remoto e della storia di un luogo unico al mondo. Ecco per voi una piccola guida.
Complesso di Nuraghe Albucciu
l punto di partenza ideale è il nuraghe Albucciu. Immerso in un paesaggio fatto di vigneti e campi destinati al pascolo, ad appena due chilometri e mezzo di distanza dall’abitato arzachenese, il nuraghe Albucciu rappresenta uno dei più caratteristici e rilevanti esempi di edificio “a corridoio”, definiti anche protonuraghe, ossia gli antenati dei nuraghi, anche se le coperture tronco-ogivali risentono della successiva tecnica di edificazione a tholos. Risalente all’età del Bronzo Medio (XV secolo a.C.), il nuraghe è nasosto in un frastagliato boschetto di olivastri e di macchia mediterranea. La peculiarità, che lo differenzia da vari nuraghi della zona, è la tecnica costruttiva. Gli imponenti blocchi di granito furono addossati con cura a un’imponente roccia granitica chiara che costituisce parte della muratura dell’edificio principale, nonché parte preponderante di tutto il nuraghe. Tra i reperti più importanti che il sito ha restituito, spiccano un pugnaletto a elsa gammata, una statuetta di offerente e un ripostiglio di bronzi. Gli oggetti permettono di datare il nuraghe Albucciu tra fine del Bronzo Medio ed età del Ferro (1400-650 a.C. circa). L’area archeologica, oltre al nuraghe, comprende anche i resti di capanne circolarie a 80 metri dal complesso, i resti della tomba di Giganti detta Tomba Moro. Non lontano si trova anche il tempietto nuragico di Malchittu.
Il sito archeologico di Coddu ‘Ecchju’
Uno dei più importanti esempi di architettura funeraria nuragica trova in località Capichera, a circa 6 chilometri dal centro abitato di Arzachena. Si raggiunge percorrendo la strada provinciale per Luogosanto.
Complesso di La Prisgiona
A circa 1 km di distanza è situato il complesso nuragico di La Prisgiona, il file a 600 m in linea d’aria dal celebre sepolcro. Il sito include un imponente nuraghe e un villaggio nuragico, la cui vita abbraccia un arco cronologico che va dal XIV sec. a.C. agli inizi dell’VIII sec. a.C.. Diversi secoli dopo, segue una breve frequentazione in età romana.
Necropoli nuragica di Li Muri
Proseguendo il percorso, si incontra la Necropoli di Li Muri, un sito archeologico di grande importanza che ospita numerose tombe risalenti all’Età del Bronzo. Il sito archeologico di Li Muri, collocato a un chilometro dalla tomba dei Giganti di Li Lolghi, rappresenta il sito più antico del parco archeologico e risale a 6000 anni fa. I circoli funerari sono tra le più antiche testimonianze del megalitismo europeo occidentale e trovano confronti stringenti nella Corsica meridionale, in Catalogna e nel Midi francese. In Sardegna questo tipo di sepolcro sembra essere diffuso soltanto nel territorio gallurese, in particolare nell’area di Arzachena. La necropoli è composta da quattro circoli funerari tangenti fra loro, di diametro compreso tra i 5 e gli 8,5 metri. All’interno di ciascun circolo, una cassa litica rettangolare conteneva uno o al massimo due corpi, in posizione rannicchiata. Il fondo della tomba e i corpi erano cosparsi di ocra rossa, sostanza che simboleggiava la rigenerazione.
Tombe dei Giganti di Coddu Vecchiu
Imponenti strutture sepolcrali risalenti all’Età del Bronzo e caratterizzate dalla presenza di grandi blocchi di pietra disposti a forma di dolmen. Le tombe dei Giganti di Coddu Vecchiu sono considerate tra le più spettacolari dell’isola e comprendono una tomba a galleria realizzata tra il XXI e il XIX secolo a.C. e un’esedra, ovvero lo spazio semicircolare antistante, aggiunta tra il XVIII e il XVII secolo a.C.
Un ritrovamento di monete del IV secolo d.C.
Un ricco deposito di follis risalente alla prima metà del IV secolo d.C. è stato ritrovato nei mari di Arzachena. Secondo una prima stima, fatta sulla base del peso complessivo del ritrovamento, il numero delle grandi monete di bronzo si aggirerebbe tra i 30.000 e i 50.000 esemplari. La scoperta è stata fatta da un cittadino privato durante un’immersione, quando ha notato dei resti metallici a bassa profondità, non lontano dalla riva.