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Biagio Arixi, il re del Covo
6 Marzo 2020

Biagio Arixi, il re del Covo


Lo scrittore sardo Biagio Arixi nei favolosi anni Ottanta ha gestito il Covo, l’iconico locale della Costa Smeralda, con Gil Cagné il famoso truccatore delle dive. Poi per 45 anni ha vissuto a Roma e oggi decide di ritornare in Sardegna per ritrovare radici ma soprattutto ispirazione per il suo nuovo romanzo. Gil e Biagio sono grandi amici, lui è per intenderci il make up artist dalla fama interplanetaria, quello che sosteneva «Chi non trova in ogni donna qualcosa da valorizzare, cambi lavoro», ha truccato dive come Ava Gardner o Liza Minnelli e collaborato gomito a gomito con Andy Warhol, insieme detenevano lo scettro del bel mondo di Porto Cervo e la gestione di un immaginario patinato da cui lo scrittore Biagio Arixi non ha mai smesso di attingere in tutta la sua sterminata produzione letteraria che da Villasor, suo paese d’origine, lo vede poi sbarcare a Roma.



«Il Covo è il luogo dove i VIP approdavano da tutto il mondo, la mondanità strillata assumeva l’aura di una quieta signora invisibile. - racconta Biagio Arixi - Gill era un grande, e noi non siamo mai stati amanti anche se in molti lo sospettavano».



Biagio Arixi e Gil Cagné sono amici inseparabili, compagni di giochi e di intuizioni, imprenditori puri in grado di tessere fervide relazioni pubbliche. Creeranno un circolo talmente virtuoso da rendere Il Covo irresistibile e magnetico, un must dove passare anche solo per una notte per poter dire di aver conosciuto la magia della Costa Smeralda.



Gli anni dal 75 al 99 erano quelli della dolce vita e se Robert De Niro era a Roma chiedeva di Gill o di Biagio, Liza Minelli al Pala sport viene accompagnata da Arixi così, in un allure di mondanità sfacciata, nascono i suoi 35 libri di cui 11 di poesia e 6 di fiabe.


Infinito conoscitore dell’animo umano Biagio Arixi tra le sue amiche e confidenti può contare un numero immenso di stelle, come Francesca Dellera, Anna Kanakis e Maria Grazia Cucinotta che a lui confiderà le sue ansie proprio nel corso delle selezioni per il film di Massimo Troisi.



Biagio Arixi e Gil Cagné dall’80 all’87 restano immersi tra le star, poi Gil fonda il locale Jackie O in onore di Jacqueline Kennedy Onassis e apre una scuola per truccatori a Roma.


Nell’85 da Costanzo Biagio Arixi presenta i suoi libri, appare ll mago innamorato, una fiaba a lieto fine dove un castello fatato è fatto di cera d’api, il celebre mago venderà 100 mila copie solo dell’edizione Einaudi. Il suo Omaggio alla Sardegna è una libera traduzione di un testo di Peppino Mereu di fine 800 che l’autore spedisce in dono ai sindaci e a tutti i parlamentari allora in carica in Sardegna. A Roma è spesso accanto al fratello Dino che gestisce le profumerie Gil Cagné di loro proprietà.



«Per 20 anni mi sono occupato dell’ufficio stampa della moda da Rocco Barocco ai due straordinari stilisti di Vivienne Westwood: il siciliano Ivan Strano e Klaus Unrath».


Francesca Pilotto di Nuoro negli annali dal 2001 è la stilista sarda che arriva a vertici delle sfilate d’alta moda affidandosi alle abilità di manager di Arixi, si presenterà con una collezione in cui la Sardegna è la testimonial di un nuovo appeal in cui oro e sughero si stagliano in abiti che conquisteranno immediatamente un immaginario collettivo. «Disegnò gli abiti per una donna nostra: rosso di passione, nero dell\'abisso, oro delle fiamme. - ricorda Arixi - Una Sardegna arcaica, che rifulgeva di novità e che oggi ritrovo ancora intatta forse per certi versi ancor più matura. Ecco tornare oggi in Sardegna mi ha emozionato, il sindaco di San Sperate, Enrico Collu, mi ha dato il ben venuto dopo soli quattro giorni dalla mia permanenza, mi ha ricordato quella gioventù che discende dalla bellezza come quando la nipote di Gandhi, Tara, si faceva fotografare con un’estrema umiltà con i miei libri».



Definito scrittore scandalo Arixi è celebre a livello letterario per la “trilogia scarlatta“, una saga del sangue che nel 1978 profetizza inquietanti inchieste odierne sulla chiesa.




Il suo libro Sono figlio di Oscar Wilde gli frutta il premio Oscar Wilde e al suo 44esimo compleanno Biagio Arixi sarà ospite al Lido di Venezia di Rudol\'f Nureev.




Partito da un entroterra sardo come quello di Villasor Arixi resta il ragazzo che crede ciecamente nella poesia e la pratica senza pensare a chi destinare i propri versi, mentre  Dario Bellezza lo giudicherà uno dei più grandi poeti viventi, lui continuerà a schernirsi.


«Uomo o donna non cambia.  - dettaglia Arixi deciso mentre cerca di spiegare a quale sottrazione appartenga la sua scrittura - Mai vendermi e mai chiudermi in nessun clan. Un giorno qualcuno disse di me che un poeta è partito dalla Sardegna con dolore, in effetti io anche lontano sognavo sempre la mia terra, sognavo di tornare a riprendermi la mia vita. Ma si può anche dire che in realtà io non mi sia mai distaccato dall’isola, quasi come se mi fossi spostato a Roma con attaccato un lembo di terra».


Ha lavorato per difendere se stesso e vivere senza barattare la propria natura, sente di essere stato utile alla questione femminile e a quella degli orfani vittime dei femminicidi: è a loro che ha deciso di lasciare un’eredità.



«Parte importante della mia letteratura vorrei che andasse a questa causa. Continuo a scrivere dall’Isola, ho molte fiabe inedite e un romanzo in canna, non sono laureato ma ho il dono di esprimere la voce del cuore. Molte sono le donne che, pur bravissime a scrivere, mi hanno chiesto di poter usare i miei versi per parlare d’amore. Ce n’è uno che io amo in particolar modo: “L’amore è come la grandine che cade nel mio terreno asciutto e copre ogni ferita”. Ricordo una sera per un evento al Circeo mi aveva accompagnato un amico e mi colpì una sua confidenza semplice eppure bellissima, mi disse che in quel breve lasso di tempo, un ora e mezza d’auto, aveva capito che anche un uomo sposato avrebbe potuto innamorarsi di un altro uomo. Vivere senza paraventi è stato il mio credo, sono stato un omossessuale dichiarato, questa è stata la mia forza e il mio vero privilegio: cibarmi dei miei vizi come piacevole punizione. Sono stato io a consigliare alla bellissima Afef di sfilare per la prima volta gratis per Rocco Barocco, non se n’è mai pentita, poi quando divorzierà da Tronchetti Provera per mettersi con l’industriale che è il suo attuale compagno, io mi dissociai: ma era la sua vita e sembrò essere molto convinta. Diventare amico intimo di una donna ha svariate implicazioni, prima fra tutte l’assoluta lealtà».



Dario Bellezza definendolo il nuovo Sandro Penna, dal suo primo romanzo Sale amore e fantasia, sancisce un legame di stima che influenzerà tutta la comunità ideologica della critica letteraria che, per definizione, non è certo una facile platea incline alle seduzioni. Parla di stregoneria spaziando dal mistero, all’antropologia alla carnalità Biagio Arixi che come poeta è stato sostenuto dai grandi come Moravia, Bevilacqua e Maria Luisa Spaziani.



Biagio Arixi si racconta senza filtri, fiero e nello stesso tempo umile, senza tentennamenti parla di un’infanzia e di una società arcaica: orfano a 9 anni di padre, la madre resta vedova a 44 anni. «Era la tipica donna col fazzoletto nero, eppure quando riceveva i miei amici, famosi e gay, diceva “figlio mio fai quel che vuoi per la tua felicità” - racconta Arixi - Il mio grande amore è stato esclusivamente quello a lei consacrato, gli altri erano lussuria, godimento e caos da dove credo prenda vita ogni forma d’arte».



Da poeta solitario ricorda l’anticonformista Kavafis anche se probabilmente Arixi è riuscito ad essere meno provocatorio per la sua comunità. La sua è una posizione che non divide, non spacca i tavoli, non cede ad esibizionismi e, rispettando le libertà di ognuno, rimane sempre dedita ad una tradizione che mantiene il suo senso.


«Quando mia madre è morta ho continuato a telefonarle, non so dire per quanto tempo. Ricordo che una sera venne Veronica Castro a cena con me e Gil, era la vera diva che allora giganteggiava sulla televisione italiana con la sua telenovela, mia madre parlava solo di lei, di Mariana il personaggio che lei interpretava,  allora telefonai a mia madre, lei rispose e io  le passai subito Veronica che le disse “Efisia Sono Mariana”, la gioia di mia madre non si può descrivere con le parole, è un ricordo che ancora oggi trova intatta quell’emozione».



Tradizione e maleficio più il soprannaturale sardo si svelano in Strega plebea: è la storia di Carmen che ha strane doti paranormali e, sdoppiandosi per tornare alla realtà, scopre che era figlia di un frate che poi ucciderà. Nel sequel, Strega borghese, diventerà ricca. Per ispirare esteticamente Biagio Arixi per questo suo libro è bastata una riflessione sulla bellezza inquieta di Salomè da Silva modella e attrice figlia d’arte il cui padre è il calciatore brasiliano João Batista da Silva e la madre è l\'ex attrice, scrittrice, regista e sceneggiatrice Francesca Berger, moglie da 26 anni di Helmut Berger, che l\'ha praticamente cresciuta. Il libro parla di una donna sarda bellissima ed enigmatica, la bellezza accompagnata dal mistero occulto, le tradizioni sarde oscure e magnetiche, una carnalità spregiudicata che si mischia alla sua scrittura ipnotica renderanno il libro di Milena Edizioni uno dei più frequentati tra i lavori dei nostri giorni.



Scrive sui ricordi dell’infanzia in Sardegna, di donne che si diceva parlassero con gli spiriti. «La strega è un qualcosa di comune a tanti di noi è un personaggio della memoria in ogni luogo e in ogni anima. Nei miei libri ho parlato di figli frati, parroci, suore. Da piccolo in casa avevamo un pozzo era la fonte delle mie ansie di bambino, avevo paura a guardare il fondo scuro del pozzo».


Biagio Arixi scandaglia il reale con la sua poesia e con un nitore classico legge tra le acque torbide.



Anna Maria Turra


Inspiration

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