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Valeria Cherchi, Anatomia del silenzio
17 Febbraio 2020

Valeria Cherchi, Anatomia del silenzio


Il fenomeno dei sequestri di persona è una piaga criminale che ha attraversato la Sardegna dagli anni Sessanta ai Duemila. Valeria Cherchi di Sassari, classe 1986, se ne occupa in questa sua prima personale al Museo Nivola. Il progetto espositivo Anatomia del silenzio, a cura di Antonella Camarda e Giangavino Pazzola, presenta un’indagine tra foto e parole sull’omertà delle comunità locali che ancora oggi avvolge i comportamenti e le coscienze collettive a seguito di crimini e delitti.



«È importante - afferma la presidente della Fondazione Nivola Giuliana Altea - per un museo come il nostro affrontare discorsi rilevanti per il territorio. La mostra di Valeria Cherchi risponde a questa esigenza: si tratta di un progetto coraggioso, che non teme di esplorare un tema dai risvolti delicati e potenzialmente controversi, ma che riesce a farlo senza facili schematismi e salvaguardando la dimensione estetica dell’intervento.»



Partendo dalla memoria privata del rapimento di Farouk Kassam, coetaneo dell’autrice, e dall’omicidio ancora oggi irrisolto di Luisa Manfredi, figlia dell’ex latitante Matteo Boe, Valeria Cherchi affronta questo capitolo buio della storia italiana offrendo un caleidoscopio di immagini, analisi e racconti che si sviluppano simultaneamente. Alla ricerca condotta sui luoghi incriminati, realizzata anche attraverso una costante interazione con le comunità locali, l’autrice affianca l’esplorazione di archivi mediali come quelli della RAI e di diverse testate giornalistiche, il contatto diretto con alcuni protagonisti e l’analisi dei propri album fotografici di famiglia. «Attraverso un’installazione ambientale e immersiva di immagini, suoni e testi, pensata per gli spazi del Museo Nivola - spiega Giangavino Pazzola - la mostra si articola per polarità e tensioni, tra interno ed esterno, passato e futuro. Gli appelli disperati delle madri di Farouk e Luisa a rompere il muro di omertà sui crimini contro i propri figli sono l’innesco di questa riflessione sull’ambigua sacralità del silenzio.» Ne deriva una sorta di diario al tempo stesso intimo e corale, fatto di frammenti in cui dimensione verbale e visiva si intrecciano sovrapponendosi.



Giangavino Pazzola che incontra Valeria Cherchi all’interno di Future Photography, il programma di valorizzazione di giovani autori,  dal Centro Italiano per la Fotografia per cui ha co-curato la mostra WO|MAN RAY, Le seduzioni nella fotografia, ora sta lavorando al progetto Qui c\'è un mondo fantastico, Sguardi contemporanei sugli archivi del MuseoMontagna, ci descrive il percorso della mostra e lo fa, ovviamente, per immagini. «Provate a visualizzare una selezione di scatti di una ricerca fotografica della durata di quattro anni che si snoda attraverso le cosiddette “isole di senso” e nelle vetrate del museo Nivola, dove sono state riportate le atmosfere, la suggestione è la vera protagonista.» 



Paura e silenzio stanno accanto a verità insondabili che hanno segnato l’immaginario collettivo italiano.


«L’approccio di Valeria Cherchi al suo soggetto - sottolinea Antonella Camarda - è paziente e attento; l’allestimento è a cura di Alessandro Floris, formale e rigoroso a sottolineare per spiazzi il forte coinvolgimento emotivo di un’intera comunità e l’inquietudine che accomuna l’artista a tanti della sua generazione. Crescere in Sardegna da “millennial” - continua la dirigente - ha significato anche vivere, attraverso la cronaca e le discussioni familiari, la quotidianità di una violenza difficile da accettare, subire una stigmatizzazione etica e etnica, portando il peso di una colpa collettiva.»



Prima personale di Valeria Cherchi in Italia, Anatomia del silenzio precede la pubblicazione del libro Some of You Killed Luisa, a cura di Federica Chiocchetti, foto e testi saranno pubblicati in maggio da The Eriskay Connection, con il supporto di Fondazione di Sardegna.


Valeria Cherchi lavora con immagine e testo sul tema del ‘non detto’ in rapporto alle questioni sociali. Dopo gli studi in disegno industriale alla Sapienza di Roma e un master in fotografia alla University of the Arts di Londra, ha seguito la Masterclass Fotografare la storia di Simon Norfolk presso l\'ISSP in Lettonia. È stata selezionata tra i venti migliori fotografi emergenti a livello globale dal British Journal of Photography nel 2018. 



Ha pubblicato internazionalmente su Else-Musée de l\'Elysée, Internazionale, Vogue ed esposto nei principali festival del settore tra cui Photo London, Unseen, Krakow Photomonth, Fotografia Europea, Athens Photo Festival.


Al Museo Nivola di Orani dal 2 febbraio all’8 marzo, con sponsor istituzionale: Regione Sardegna e sponsor principale: Fondazione di Sardegna.


«Difficile parlare di questa mia prima mostra, - dichiara Valeria Cherchi - sono così grata alle persone che hanno collaborato, giovani studenti e intere famiglie. Hanno permesso che io entrassi nella loro storia, che poi è la nostra. Mi hanno accordato il privilegio di quel loro prendere parte ed è un’esperienza totalizzante, un po’ come svelare l’essenza della gente che, come me, frequenta il posto della sottrazione che coincide col posto della vita.» 



Anna Maria Turra


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