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29 Gennaio 2020

Le superilles – il cambiamento urbanistico di Barcellona


A Barcellona sta avvenendo una rivoluzione. Nessuna barricata in mezzo alle strade. È talmente graduale da essere silenziosa, a patto che uno non vada a cercarla nelle zone dove si stanno creando le superilles, dei blocchi urbani liberi dal rombo delle automobili.



È vero. Quando si sente parlare di rivoluzione c’è sempre un po’ di diffidenza. Rivoluzione? Quand’è che si può davvero adoperarla? Evidentemente non sempre. Il significato è, del resto, inequivocabile. Se si cerca in rete, si trova una definizione che calza con il discorso che si andrà a trattare: “Ogni processo storico, anche graduale, che finisca per determinare il mutamento di un assetto sociale o politico”.



È ciò che sta accadendo di fatto a Barcellona, grazie a un piano urbanistico nato negli anni Ottanta dalla mente di Salvador Rueda. All’epoca era non solo a capo dell’Agenzia di ecologia urbana di Barcellona, ma si trovava anche ad avere un ruolo nel consiglio comunale cittadino. Durante quella esperienza, decise di attuare un progetto che andasse ad analizzare il livello di inquinamento acustico della città. Voleva comprendere quali fossero le soluzioni per condurre la città ai livelli standard internazionali di 65 decibel. I dati furono negativi, considerando il traffico che si porta appresso una capitale di più di 1 milione e mezzo di abitanti.


Per ridurre l’uso delle auto, Rueda ideò le cosiddette superilles, un insieme di 9 piccoli blocchi che creasse uno spazio percorribile solo da pedoni e ciclisti. Dietro alle superilles ci stanno due obiettivi di fondo: ridurre il rumore e ridare linfa ai quartieri che posso così recuperare una centralità sociale. Un progetto titanico, ambizioso, che non si può certo mettere in atto dalla sera alla mattina. In effetti, il primo esempio di superilles è del 1993. Il quartiere di El Born partiva da una condizione disagiata, ma nel tempo è riuscito ad attirare turisti, diventando una zona commerciale perfetta per hotel e negozi.



10 anni più tardi, è l’area di Gracia (quella con la Sagrada Familia all’orizzonte) a essere al centro di questa metamorfosi, con risultati soddisfacenti. Secondo uno studio riportato da Vox, gli spostamenti a piedi sono aumentati del 10%, mentre quelli in bicicletta si sono incrementati del 30%. A diminuire è invece il traffico automobilistico, attestatosi al 26%. I modelli sin qui realizzati rispecchiano solo in parte la visione complessiva Salvador Rueda, nonostante gli effetti postivi in termini di sostenibilità ambientale. Per vedere davvero realizzata la superilles bisognerà aspettare il 2015, con il governo di Ada Colau. Dopo alcuni piccoli tentativi da parte dell’amministrazione di centro destra di Xavier Trias, Colau decide che è arrivato il momento di mettere in atto il programma di riforma dell’area urbana di Barcellona.



Il progetto si sposta all’interno degli isolati di Poblenou, che nel giro di pochi mesi si è trovato davanti al progetto già avviato. La comunicazione non è stato infatti il punto forte di questo piano. I cittadini si sentivano inizialmente parte di un esperimento, non capendo se questo fosse un programma temporaneo o permanente. Chi invece viveva nella zona perimetrale, ha cominciato a protestare, dal momento che il traffico si è piano piano spostato verso l’esterno aumentando del 2-3% rispetto al passato. Dopo 6 mesi di polemiche (anche comprensibili, senza un’informazione adeguata), alla luce della trasformazione repentina di Poblenou il comune è venuto incontro ai cittadini, cominciando a costruire delle zone verdi con al loro interno dei tavoli da picnic.



Usando le parole del vicesindaco Janet Sanz, si è passati dal “tactical urbanism” allo “structural urbanism”. Il primo è un processo rapido e a basso costo, e gli esiti sono di grande impatto, con il rischio però di incorrere a delle resistenze da parte della popolazione. Il secondo si serve invece di grossi investimenti dopo aver sentito i pareri degli abitanti, creando una relazione produttiva ed efficace con loro. Tutto ciò ha senso se prima è chiara la direzione da intraprendere, che vale sia per le istituzioni, che per i cittadini, che si devono sentire parte di questo cambiamento. Subirlo passivamente è, come si è visto, controproducente.



Il progetto pilota di Poblenou ha esposto inoltre alcune questioni importanti in vista del futuro: la gestione del traffico; e la gentrificazione dell’area urbana. Nel primo caso, il primo passo da attuare è un incremento dei servizi pubblici, accompagnato da delle politiche che incentivino gli spostamenti a piedi. Sotto questo aspetto, si sta pensando a realizzare dei corridoi verdi, in modo da connettere più superilles contemporaneamente, piste ciclabili e una linea di trasporto più frequente e che copra meno rotte. Il secondo aspetto, la gentrificazione, si ricollega invece alla crescita di turismo di Barcellona, al 18° posto tra le città più visitate in Europa. Questo è economicamente un bene per la comunità, ma come ogni medaglia, bisogna tenere conto dell’altro lato. Il prezzo degli immobili è aumentato, colpendo più di ogni altra zona le superilles, dove le case vengono messe in affitto ai turisti. Di conseguenza, i residenti sono costretti a spostarsi altrove. L’unica soluzione al momento praticabile, secondo la docente Isabelle Anguelovski, è di unire l’equità alla sostenibilità, seguendo il modello del social housing, con prezzi di affitto controllati e che si è concretizzato in diverse città come Vienna, con il 30% della popolazione che vive in questi nuovi edifici.



Riccardo Lo Re


Fonti:

Credits

Immagine di copertina


  • An aerial shot of Eixample, a district in Barcelona. Alamy


Galleria 1


  1. Piano del progetto di Salvador Rueda


  2. superilles_ ph sito barcelona.cat


Galleria 2


  1. Salvador-Rueda_ph sito barcelona.cat


  2. barcelona fonte BCNUEJ


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