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Su Tempiesu, la fonte dedicata al culto dell’acqua

C’è una misteriosa fonte sacra in Sardegna che nasconde segreti inviolati

Su Tempiesu

Su Tempiesu si trova a Orune e la sua storia parla un linguaggio di predizioni e colpi di scena. Immaginate la Walt Disney Pictures che nel 2020 lancia un film, Artemis Fowl, ora immaginate un australiano appassionato di misteri che vedendo questo film si accorge che un fotogramma riporta delle coordinate, le digita e in cerca di conferme arriva proprio alla fonte sacra.

L’australiano è Jamos Attens che in un martedì qualunque di giugno informa di questo particolare Peppino Goddi, il quale presiede la cooperativa che cura il prezioso sito archeologico che ama definirsi “ignaro custode dell’acqua”. Tramite un messaggio sulla pagina social arriva la conferma che le coordinate, che appaiono in un breve fotogramma del film, coincidono con la posizione di Su Tempiesu. Il fermo immagine parla chiaro, tra Nord ed Est rivela numeri in sequenza: 40’- 24’ – 41” N e 9’ – 24’ – 47” E.

Questa è l’esatta posizione geografica della fonte dedicata al culto delle acque di Orune nel Nuorese che, oggi sappiamo, ha catturato l’attenzione dei due sceneggiatori Conor McPherson e Hamish McColl.

Il nuovo film si basa su una saga fantasy di Eoin Colfer che narra di fate, di elfi, di folletti e nani che vivono nel sottosuolo. Il protagonista è un genio dodicenne, Artemis Fowl, che combatte contro le potenti misteriose fate forse responsabili della scomparsa del padre, nel cui diario appaiono latitudine e longitudine di Su Tempiesu scritte a mano. Come appunti di viaggio fugaci che però non sono sfuggiti al curioso osservatore australiano.

La scoperta nel 1953 del monumento, che fu edificato nel II millennio a.C., fu quando il proprietario terriero Ignazio Sanna ricorre a dei terrazzamenti nell’orto. Emergono così dei conci, cioè blocchi di basalto, che sono estranei allo scisto che è invece la pietra tipica del luogo. Gli scavi saranno iniziati chiamando in aiuto il servo pastore e intorno ai ritrovamenti si riunisce e si sconvolge un’intera comunità rurale.

Aggiungere che fu sepolto da una frana che distrusse la parte superiore e seppellì il resto è un po’ come parlare di un’altra importante scossa sismica in un gruppo di menhir disposti in cerchio in una saga fantasy. Fotogrammi e storia si dispongono come ere oscure, come quelle anime che hanno consegnato il monumento nuragico, risalente all’Età del bronzo, nel sito archeologico di rara bellezza che oggi siamo in grado di visitare. Isolato nel cuore di una Sardegna rigogliosa, in una Barbagia ancora più altera dopo la pandemia mondiale, Su Tempiesu riemerge con forza in Artemis Flow, film del 29 maggio 2020 della Walt Disney.

Ancora una volta inaspettatamente la fonte sacra fa parlare di sé e, come nel passato, pretende attenzione, si rivela. E lo fa in pochi istanti in un lungometraggio che racchiude una storia analoga alla sua tra scossoni, ritrovamenti, e colpi di scena, un film che nella sua evoluzione sembra somigliare alla fonte Su Tempiesu. Originariamente il film aspettava di essere lanciato dal 2001 ma languiva nell’inferno dello sviluppo, cioè in quel limbo dove le cose preziose aspettano di essere ritrovate e con lui diversi scrittori e registi fino a quando Walt Disney Pictures ha finalmente acquisito i diritti nel 2013.

Del resto, la Fonte Sacra Su Tempiesu avrebbe tutti i requisiti per riempire da sola un’intera sceneggiatura: dalla scoperta casuale nel ‘53 dei proprietari Sanna-Goddi al ritrovamento di statuette, spilloni, braccialetti, dagli scavi frenetici dei contadini increduli ed emozionati a quelli condotti dal giovane archeologo Godeval Davoli. Con lui i proprietari si impegnarono a portare alla luce un esempio tangibile di quella che doveva essere l’originaria forma architettonica dei templi a pozzo e delle fonti sacre nuragiche legate al culto delle acque. 

L’originalità di Su Tempiesu non sta solo nello straordinario grado di conservazione della sua costruzione in elevato ma anche nelle caratteristiche architettoniche ben precise: la copertura a doppio spiovente, la presenza di due archetti monolitici, la miniaturizzazione dei gradini che portano al pozzo di raccolta e l’ingegnoso sistema di captazione dell’acqua che sorge dalla parete di scisto su cui poggia l’intero monumento.

La ricostruzione in scala della fonte permette di farsi un’ idea abbastanza realistica del monumento nella sua grandiosità e dell’impatto emotivo che poteva suscitare nel popolo nuragico. Sul concio troncopiramidale posto sul colmo della copertura svettavano in origine 20 spade votive, infisse in appositi incavi con colate di piombo, questo particolare oltre a un effetto estetico doveva avere un notevole significato simbolico, non rivelato dalla storiografia tradizionale.

Mentre non sfugge affatto la portata enorme di una letteratura che, indagando tra mistico e scienza, vede un nuovo smisurato fronte di ricercatori che pretende di legare le proprie conclusioni o sperimentazioni a Su Tempiesu.

Peppino Goddi, che conduce la cooperativa L.A.R.C.O. in un’amministrazione rigorosa e vitale di Su Tempiesu, giura che proprio non si aspettava la citazione nel film ma aggiunge che da quando è bambino la fonte è sempre stata un enorme serbatoio di emozioni e grandi scoperte che, si sa, sono regolate da flussi energetici e da campi magnetici.

«Ricordo i miei avi che cercavano semplicemente di avere ortaggi floridi. – racconta Peppino Goddi – Ho partecipato anche agli scavi del 1981, questo luogo è in movimento, si tratta di una continua rivoluzione potentissima, una trasformazione costante dove ciò che non smette di zampillare è lo stupore. Quello che vorrei veramente è semplice: che passasse il valore di autenticità».

Infatti, non sono molti 6000 visitatori di media all’anno, soprattutto se si considera che è l’unico sito nel Mediterraneo con un numero tanto elevato di straordinarietà nell’architettura, nei ritrovamenti e nella curiosità che si genera attorno alla suggestione raccontata dai visitatori.

Sulla solidità possente di una struttura tanto antica scorre come acqua la trasparenza enigmatica della meditazione. Inoltre, moltissimi sono pronti a testimoniare che i flussi energetici costantemente si rivelano in particolare nelle fotografie scattate durante la notte.

Un percorso faunistico e uno botanico completano la visita archeologica in due sentieri di circa 800 metri. E ovviamente il messaggio della cooperativa L.A.R.C.O che raggiunge il regista Kenneth Branagh, se da un lato ringrazia sentitamente per la citazione, dall’altro si augura che la nuova notorietà non corrompa lo spirito di riserva preziosa che questo luogo incontaminato vuole continuare ad esprimere.

Quest’ultimo ritrovamento, nella pellicola Disney destinata ai ragazzi, sembra davvero il lavoro incessante di Nuragici che, tra luce, magia e la forza dell’acqua, chiudendo gli occhi indicano un punto per niente a caso nel reticolato di paralleli e meridiani, suggerendo le coordinate precise per una nuova avventura o per una nuova era.

Anna Maria Turra

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Credits

Galleria 2

  1. ph Nicola Castangia (foto 3)
  2. ph G.Alvito (foto 5)