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24 Luglio 2019

Sexy e sostenibile: la moda che pensa al Pianeta


Il sipario si è appena chiuso sul Copenhagen Fashion Summit  – nato nel 2012 e diventato nel tempo uno degli eventi più rilevanti in tema di moda e sostenibilità – e già si sta pensando al prossimo appuntamento.



Ospitata nella grande cornice della Copenhagen Concert Hall il 15-16 maggio, la decima edizione del Summit ha fornito alle aziende una piattaforma per proporre nuove soluzioni, lanciare nuovi impegni, collaborare con i colleghi del settore e partecipare alle discussioni sulla definizione dell’agenda. Il Summit è stato organizzato da Global Fashion Agenda – il più importante forum di leadership mondiale per la sostenibilità nella moda, sotto l’alto patronato di sua Altezza Reale la principessa Mary di Danimarca. Decision makers, leader della moda, politici, ONG, direttori creativi e innovatori di tutto il mondo si sono riuniti per chiedere un’azione urgente sulla sostenibilità nel settore della moda.


Affiancando l’Innovation Forum, una piattaforma di soluzioni ecologiche ideata per accelerare l’implementazione della sostenibilità nelle aziende di moda, quest’anno il Copenhagen Fashion Summit ha lanciato Design Studio, con lo scopo di fornire a direttori creativi e designer gli strumenti necessari per tradurre le parole in azione.


Design Studio consentirà a piccole e grandi aziende di moda di soddisfare tutte le fasi della produzione, dalla scelta di materiali innovativi a soluzioni di packaging responsabile, dalle novità emergenti a soluzioni collaudate su larga scala. Secondo Eva Kruse, CEO e Presidente di Global Fashion Agenda: “I direttori creativi hanno il potere di fare scelte sostenibili che hanno un impatto sull’intero processo produttivo. Attraverso il lancio di Design Studio, speriamo di educare e ispirare i direttori creativi e i loro team di progettazione fornendo gli strumenti per apportare cambiamenti tangibili. Le loro decisioni sono essenziali per trasformare la moda in un’industria più responsabile e per rendere la sostenibilità sexy e attraente”.



Google ha avviato una partnership con la stilista Stella McCartney per monitorare l’impatto ambientale dell’industria della moda, e sta costruendo uno strumento che utilizzerà l’analisi dei dati e l’apprendimento automatico per fornire ai marchi una visione più completa della loro catena di distribuzione, in particolare a livello di produzione di materie prime.



L’evento ha attirato 1300 ospiti, e 78 relatori di alto livello hanno tenuto conferenze sui temi di leadership, design, produzione, politica e investimenti, occupandosi sia di cambiamento climatico ed economia circolare che del potere dei creativi e delle modalità con cui la moda può affrontare i consumi eccessivi.
Fra i relatori, François-Henri Pinault, presidente e CEO di Kering; Paul Polman, presidente della Camera di Commercio Internazionale e del Team B; Emanuel Chirico, presidente e CEO di PVH Corp, Katharine Hamnett, CBE, designer e attivista; Noel Kinder, Chief Sustainability Officer di Nike; Arizona Muse, modella, Connie Nielsen, attore e attivista; Samuel Ross, designer e fondatore di A-Cold-Wall; Anna Gedda, Head of Sustainability di H&M Group, e molti altri. La famosa conduttrice e televisiva e radiofonica britannica Gemma Cairney ha commentato il Summit.


Tra i brand sensibili ai temi della sostenibilità rispondono all’appello le stiliste Stella Mc Cartney e Vivienne Westwood, paladine dell’ecosostenibilità da sempre impegnate per l’ambiente, e Salvatore Ferragamo che ha presentato di recente una collezione di capi in orange fibre, tessuto ottenuto dalle scorie della lavorazione degli agrumi.


Ma anche la grande distribuzione si sta attivando. H&M ha creato abiti con stoffe usate e derivate da plastiche di riciclo la Conscious collection, Adidas ha prodotto una linea di calzature in materiale plastico recuperato dagli oceani, mentre Nike ha realizzato scarpe in cuoio riconvertito. Mango per i suoi abiti predilige il cotone organico, il poliestere riciclato e il lyocel (cellulosa estratta dall’eucalipto).


Perché come afferma Paul Polman. “La sostenibilità è mettere l’interesse dei nostri figli al di là della nostra avidità”.


Nathalie Anne Dodd

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