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20 Giugno 2019

Mary Quant: la minigonna compie 50 anni


Qualche centimetro in meno e a Londra si scatena il putiferio. Stiamo parlando della minigonna, l’oggetto del desiderio degli Swinging Sixties, gli anni che segnano lo spartiacque fra la moda rigorosa dell’Inghilterra post-boom e i nuovi trend che pullulano nelle strade.



Mary Quant è la giovanissima stilista che coglie lo spirito swinging delle nuove generazioni e la voglia di liberarsi dai vecchi schemi, scegliendo la comodità e un linguaggio del corpo più ludico. Il corpo che ha in mente non è quello mortificato dell’austera british housewife né quello esibito con twin-set e gonne a ruota bon ton, che ancora impazzano in Italia e negli Stati Uniti. Il corpo che ha in mente è quello androgino delle adolescenti inglesi, ma anche quello delle donne che lavorano fuori casa e che cercano una moda vitale e anticonformista, che si adegui ai nuovi stili di vita e al grande vento di cambiamento che sta investendo la società.


La musica esplode, Londra diventa un polo di attrazione internazionale, Beatles e Rolling Stones sono i nuovi idoli dei giovani, dettano mode e invitano alla ribellione. Londra diventa la città più cool, il luogo migliore per esprimere il desiderio di un cambiamento epocale che interessa moda, arte, spettacolo e design. È così che Barbara “Mary” Quant, sganciandosi da un futuro predestinato come insegnante, si lancia sulla scena londinese aprendo dapprima un ristorante nel seminterrato di casa poi il suo primo negozio di moda, al piano superiore, il Bazaar in King’s Road, che diventerà una fucina di innovazioni, trend e spericolate sperimentazioni nella moda e nel design.
Pioniera di un nuovo modo di interpretare la moda, Mary, assieme al marito Alexander Plunket Greene, diventa punto di riferimento per artisti, musicisti, celebrities e giovani di ogni estrazione sociale, dando vita a una moda accessibile e creata da una giovane per i giovani.



Dai primi pull aderenti a costine, i celebri skinny-rib sweaters, fino ai leggings neri e gli stivali di plastica bianca, il gusto e il carattere anticonformista di Mary iniziano a farsi notare e a diffondersi, ma è con la gonna il cui orlo sale senza pudore che si compie la vera rivoluzione. Le ginocchia si mostrano, le gambe corrono e ballano, i colori psichedelici e le geometrie optical sono una ventata di aria fresca che corrobora le giovani inglesi che vogliono scrollarsi di dosso i diktat e la polvere di una moda britannica ormai superata.



Antesignana dell’estetica Mod, Mary Quant cambia il linguaggio del corpo che diventa trasgressivo e audace ma senza volgarità, dando vita a una provocazione che è soprattutto desiderio di emancipazione. Tacchi bassi, collant colorati e stivali in vernice prendono il posto di tacchi a spillo e decollétés, e un nuovo modello di bellezza, incarnato alla perfezione dalle indossatrici Twiggy  e Jean Shrimpton, si fa strada. I ragazzi si fanno crescere i capelli e le girls li accorciano, facendosi sedurre dagli audaci caschetti geometrici di Vidal Sassoon. Ma l’icona della Swinging London si rivela anche creativa e talentuosa imprenditrice: nel 1963 fonda il Ginger Group per esportare i suoi prodotti negli USA, nel 1966 lancerà una linea di cosmetici e nel 1967 una collezione di calzature.


Il V&A Museum e il Fashion And Textile Museum di Londra celebrano con due mostre l’estro creativo e anticonformista della stilista e dell’epoca della Swinging London, con due retrospettive che esaltano gli iconici Sixties.
La prima mostra, Mary Quant, propone una carrellata di oltre 400 pezzi provenienti dagli archivi privati della stilista, fra i quali le iconiche “mini” in colori, tessuti e materiali psichedelici, ankle boots in plastica, miniabiti in jersey, hotpants, collant in technicolor, impermeabili in pvc, linee beauty, bozzetti, foto d’epoca e tante altre creazioni originali. La seconda mostra, Swinging London: A Lifestyle Revolution, rende un ulteriore omaggio a Mary Quant e al designer Terence Conran, che con lei ha collaborato a lungo, anche disegnando gli interni del suo secondo negozio in Brompton Road, a Knightsbridge.


Fra i vari riconoscimenti ottenuti da Mary Quant nell’arco della sua lunga carriera, spicca l’onorificenza di Cavaliere della Corona Britannica ricevuta dalla Regina Elisabetta II. Una carriera che l’ha consacrata, con le parole di Bernard Levin, “High Priestess of Sixties fashion”. Lunga vita alla sacerdotessa della moda!


Nathalie Anne DoddCredits

Immagine di copertina:


  • Mary Quant, photograph by Ronald Dumont, c.1967. © Ronald Dumont/Stringer/Getty Images


Galleria:


  1. The Mary Quant Beauty bus, 1971 © INTERFOTO Alamy Stock Photo


  2. Courtesy of Terence Pepper Collection/Image © John Cowan Archive


  3. Mary Quant selecting fabric, 1967 © Rolls Press/Popperfoto/Getty Images


Immagini in verticale


  1. Kellie Wilson wearing tie dress by Mary Quant’s Ginger Group. Photograph by Gunnar Larsen, 1966. © Gunnar Larsen


  2. Mary Quant, photograph by Ronald Dumont, c.1967. (C) adoc-photos/Corbis Premium Historical/Getty Images


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