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Leonardo Cittadini, un ricordo dell’artista scomparso

Pittore e musicista scomparso a maggio, ha fatto molto per la Sardegna nella sua vita da attivista e direttore artistico

Leonardo Cittadini

Scomparso a maggio, il pittore e musicista Leonardo Cittadini molto ha fatto per la Sardegna nel corso della sua vita da attivista e direttore artistico dalle straordinarie capacità strategiche e organizzative. Assertore della sperimentazione, dotato di visione d’insieme e di un’attenzione ai dettagli che era senso dell’orientamento e rabdomanzia insieme, Leonardo Cittadini mostrava come una sorta di memoria della specie che lo colloca di diritto tra i maggiori esperti del pianeta arte nell’universo a parte che la Sardegna rappresenta. Attivista della scena artistica oltre le convenzioni e al di là di tutte le istanze di immobilismo, Cittadini riesce ad accostare bambini e giovani artisti in erba, crea circuiti con l’amministrazione pubblica, salda collaborazioni d’intenti in una rete che si fa coreografia d’avanguardia; non faceva mancare appoggi e osservazioni al vetriolo per rastrellare il talento di ogni singolo artista, per perquisirlo in ogni senso avendo a cuore la sua crescita personale e l’evoluzione dell’ambiente in cui era tenuto ad esprimersi. Alleato, mentore e organizzatore di eventi, Leonardo Cittadini ha trafficato la moneta del carisma cavalcando schiere di artisti su onde di finanziamenti pubblici. Ma era la forza del bambino che giocava restando a pensare ossessivamente alla prossima mossa, non tanto per la paura di fallire quanto per quella di finire il gioco ed è certamente per questo che si circondava di persone, per questo ha sempre avuto bisogno di manifestazioni straripanti, massicce.

Leonardo Cittadini olbiese, classe 1950, è scomparso tra le pieghe di un maggio che prelude un’estate siccitosa, se n’è andato per via della malattia che gli ha lasciato giusto lo spazio per precise indicazioni sulla destinazione di una sua ponderata idea di fare arte. Direttivo e assertivo, normativo e concreto lo è sempre stato, dice Daniela Cittadini. «L’arte e il modo di farla accedere agli altri è in sostanza quel che era mio padre, ha saputo rendere bello anche un addio insopportabile dicendomi che aveva in mente un nuovo programma radiofonico, ma senza dirmi altro. Troverà il modo di farmelo sapere, è quel suo stile pazzesco di aprire un varco, che poi si fa bisogno e diventa azione. Tutto qui». E infatti nella villa nascosta di Porto Cervo, Hidden Paradise, le sue opere sono già state richieste e poi istallate ed ora navigano in una dimensione tra il surreale e il propiziatorio.

Preludio che, in un viaggio che nel paradiso privato di Punta Lada accoglierà nuovi turisti, si accosta ai pesci di Emmanuel Chapalain che scivolano anche nelle numerose istallazioni della marina della costa nord-orientale della Sardegna. Per intenderci Emmanuel Chapalain è l’artefice di parte delle meraviglie della Via dell’arte, nella via Belli di Porto Rotondo; sua è la balena 15 metri che impreziosisce il camminamento rendendo riconoscibile ed iconico il progetto urbanistico partito nel 2016 con la Fondazione Porto Rotondo, Ayllón Architects e il Consorzio di Porto Rotondo.

Fluttuanti, le creature di Leonardo Cittadini, attendono uno start and go la cui portata esoterica non sfugge certo agli addetti ai lavori di un settore tanto trasversale quanto concreto come lo è il mondo dell’arte. Sempre alla ricerca di nuovi spazi per nuove esposizioni collettive in Sardegna, curioso e propositivo come testimoniano le sue riflessioni negli scambi con Lino Pes, oggi si misura l’essere da sempre concentrato e creativo di Leonardo Cittadini nella significativa opzione di venir perpetrato dai posteri.

Dopo che nel 1972, alla sua prima personale nella Sala della Compagnia Portuale Corridoni, le sue opere andarono a ruba, decreterà la sua affinità elettiva con Olbia. Inquieto e fertile indugia sull’originalità della scelta dei soggetti dei suoi quadri e, mentre propone pesci con le ali o cavalca un’idea senza tempo di uomini e abiti, nel contrasto di un sussiego trasgressivo a fine anni Ottanta indaga lo spazio che la musica occupa nell’isola. È il tempo di quella gioventù incandescente che in Sardegna come altrove è solco di rottura generazionale, fonda gli Hangedras, un gruppo rock alternativo in seguito arrivano i Killers e la musica è di nuovo un altro piano per tecniche espressive, mentre raggiunge o attraversa il mondo della grafica pubblicitaria. Incontra e sogna con Gesuino Deiana, pietra miliare della scena musicale, festival ed eventi come A Bula blues. Angelo Bonomo è l’amico vocalist e strumentista, poi il maestro Masala, Mario Loriga, Pinuccio Martelli: era il 1969 e Leonardo Cittadini è voce nel gruppo che come bassista ha Francesco Muzzu insieme al fratello Domenico.

Poi gli anni Novanta, complessi e ridondanti, lasciano che le sue edificazioni raggiungano livelli di preziosità destinati solo ai collezionisti più facoltosi: Ruscka, Rusconi, Coveri, Colnaghi, Stefani e il re della ceramica mister Bormioli.

«Completamente disinteressato alla questione economica mio padre ha continuato a sottoporre le sue opere a un forte stress tra domanda e offerta, -spiega Daniela – tanto che anche per noi eredi oggi diventa inimmaginabile separarci dai suoi capolavori».

Come se avesse imparato che l’unica moneta di scambio è l’ispirazione, collocata in quell’appartenenza, Daniela Cittadini è oggi la curatrice d’arte e capofila di un management che include avanguardie e collettivi che gravitano dalla Sardegna tra l’Europa e New York; si ritrova subissata di richieste di acquisto dei lavori di Leonardo Cittadini che ora, nel lacerante distacco padre figlia, non sono praticabili. In una risposta che per gli eredi Cittadini appare netta, in una traduzione del codice paterno più chiara e comprensibile che mai, quel che resta è magia incommensurabile che, partita dall’ atelier in Piazzetta delle ginestre a Porto Rotondo, raggiunge una traiettoria dentro e fuori dal mare nel filo conduttore tra musica, silenzio e luce. Come se la trasmissione che Leonardo Cittadini aveva in mente non si limitasse a una serie radiofonica ma a quella gigantesca istallazione che prende corpo o lo lascia in ciò che la passione fa accadere.

Anna Maria Turra

  • Credit foto Mario Pischedda

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