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18 Novembre 2019

Isadora Duncan – Danzare la rivoluzione


Ribelle e carismatica, la californiana Isadora Duncan è nell’immaginario degli amanti della Sesta arte la “danzatrice scalza” che volteggia in abiti leggeri e con i piedi nudi, mentre per gli intellettuali e artisti dell’epoca fu soprattutto una musa fuori dagli schemi.



Quale antesignana della danza moderna, la Duncan si è distinta per essersi svincolata da qualsiasi condizionamento sociale, rivelando una donna coraggiosa, tenace e dalle grandi intuizioni ma anche per essersi posta come modello per il superamento dei canoni classici del balletto e un riferimento per le avanguardie artistiche.



Al mito di Isadora Duncan il MART  di Rovereto dedica la mostra Danzare la rivoluzione. Isadora Duncan e le arti figurative in Italia tra Ottocento e avanguardia, un contributo al ruolo della grande danzatrice per l’arte e la cultura del secolo scorso, attraverso le opere di grandi maestri internazionali.


Figura emblematica e icona della danza, Isadora Duncan influenzò i gusti del primo Novecento e ancora oggi è una leggenda che ispira generazioni di nuovi danzatori. Le oltre 170 opere esposte in mostra – dipinti, sculture, documenti, fotografie inedite – illustrano come la pioniera della danza moderna abbia varcato confini geografici e temporali e abbia lasciato un segno indelebile nella storia della danza.



Affascinati da una personalità trascinante e da coreografie fuori dai canoni del tempo, numerosi artisti elessero Isadora Duncan come musa ispiratrice: fra questi il francese Auguste Rodin, che la evocò nella splendida scultura Ève au rocher, e molti artisti italiani presenti al Mart. Il forte legame di Duncan con l’Italia risale al 1902, quando si esibì al Teatro Armonia di Trieste e al Circolo degli Artisti di Firenze. In seguito, nel salotto berlinese di Giulietta Gordigiani Mendelssohn, Isadora instaurò un rapporto di profonda amicizia con Eleonora Duse e incontrò lo scenografo e artista Edward Gordon Craig, che sarà suo compagno tra il 1905 e il 1907.



Nel 1913, dopo la tragica morte dei suoi bambini, Deirdre e Patrick, annegati nella Senna in seguito a un incidente automobilistico, Isadora fu accolta dall’amica Eleonora Duse a Fossa dell’Abate, vicino a Viareggio. E proprio in Versilia conobbe gli artisti Plinio Nomellini e Romano Romanelli che rimasero affascinati dalla sua personalità: Nomellini le dedicò gli studi per la tela Gioia tirrena, e Romanelli, con il quale ebbe un legame sentimentale, si ispirò all’interpretazione di Isadora nel Sigfried per realizzare Il risveglio di Brunilde e due ritratti presenti in mostra.



Furono numerosi gli artisti italiani che, stregati dalla sua arte e dalla sua personalità, la ritrassero, fra questi Libero Andreotti, Antonietta Raphaël, Massimo Campigli, Marcello Mascherini e Amleto Cataldi, che hanno posto particolare attenzione all’influenza che la danzatrice esercitò sulla maggiore avanguardia italiana: il Futurismo.



La mostra illustra il fecondo e al contempo burrascoso rapporto tra Isadora Duncan e Filippo Tommaso Marinetti, fondatore e anima del gruppo futurista. Sebbene Marinetti fosse dapprima curioso e attento alle performance dell’artista – proprio in virtù della sua propensione a superare gli schemi precostituiti e a non sopportare le convenzioni – in un secondo momento la accusò di essere emblema di una danza che trovava la propria ragione d’essere nei sentimentalismi passatisti.



Centrale per l’arte di Isadora Duncan è stato anche il rapporto con le danzatrici libere italiane. In un contesto in cui il corpo femminile stava cambiando, diventando più esile ed etereo, si diffuse sempre più la pratica della danza all’aperto; grazie al pensiero di Émile Jacques-Dalcroze, il corpo diventò libero di seguire il ritmo della musica. Le danzatrici libere furono accolte nel salotto culturale dell’imprenditore Riccardo Gualino e della moglie Cesarina Gurgo Salice, che ammiravano le performance di Isadora Duncan. Il salotto di Cesarina divenne rifugio anche per le tante danzatrici fuggite dalla Russia, e l’opera in bronzo Ruskaja, dedicata alla ballerina omonima, ritratta da Aldo Andreani del 1934, è la più rappresentativa di questa fase. Nel 1940 Jia Ruskaja fondò a Roma l’Accademia Reale (oggi Nazionale) di Danza, che conserva tuttora il gesso di Antonietta Raphaël e testimonia la persistenza e la durata dell’arte di Isadora Duncan per tutto il secolo. Il percorso espositivo mette così al centro il tema della liberazione del corpo femminile, che trova nella danzatrice americana un’interprete esclusiva.



La vita di Isadora Duncan, libera e innovatrice, pone continui interrogativi sui limiti delle convenzioni e delle norme. La presenza scenica e la personalità poliedrica, che hanno influenzato profondamente i movimenti per l’emancipazione delle donne, trovano nella mostra del MART uno sguardo che sottolinea l’importanza e il ruolo che questi temi ebbero su tutta l’arte del secolo scorso.



La mostra, appuntamento principale dell’Autunno caldo del Mart – la nuova stagione espositiva presentata in conferenza stampa a Roma dal presidente Vittorio Sgarbi e dal direttore Gianfranco Maraniello – è frutto di un ampio lavoro di ricerca e dell’incontro tra il MART e la Fondazione CR Firenze, ed è curata da Maria Flora Giubilei e Carlo Sisi, in collaborazione con Rossella Campana, Eleonora Barbara Nomellini e Patrizia Veroli.



Le opere di illustri artisti – Auguste Rodin, Franz von Stuck, Umberto Boccioni, Fortunato Depero, Felice Casorati, Giò Ponti, Antoine Bourdelle, Eugène Carrière, Ferdinand Hodler, Edward Gordon Craig, Leonardo Bistolfi, Edoardo Rubino, Adolfo De Carolis, Gaetano Previati, Giulio Aristide Sartorio, Plinio Nomellini, Romano Romanelli, Ercole Drei, Domenico Baccarini, Galileo Chini, Dario Viterbo, Hendrik Christian Andersen, Francesco Messina, Francesco Nonni, Antonio Maraini, Amleto Cataldi, Libero Andreotti, Giuseppe Cominetti, Thayaht, Gino Severini, Mario Sironi, Antonietta Raphaël, Pericle Fazzini e Massimo Campigli – provengono da prestigiose collezioni italiane e internazionali.


Dal 19 Ottobre 2019 al 1° Marzo 2020
MART
Corso Bettini, 43
38068 Rovereto (TN)Nathalie Anne DoddCredits

Immagine di copertina


  • Cesare Laurenti (Mesola, FE, 1854 - Venezia, 1936), Fioritura nuova, 1897
    Fondazione Musei Civici di Venezia, Galleria Internazionale díArte Moderna di Ca\' Pesaro


Galleria verticale 1


  1. Antonietta RaphaÎl Mafai (Kovno, Vilnius, 1895 - Roma, 1975), La Danza, 1949, Sovrintendenza Capitolina, Museo della Scuola Romana, in comodato dall\'Accademia Nazionale di Danza, Roma


  2. Plinio Nomellini (Livorno, 1866 - Firenze, 1943), Isadora Duncan. Gioia (Gioia tirrena), 1914, \"Quadreria Villa San Martino\", Collezione Silvio Berlusconi


  3. Fortunato Depero (Fondo, TN, 1892 - Rovereto, TN, 1960), Rotazione di ballerina e pappagalli, 1917
    Mart, Museo di arte moderna e contemporanea di trento e Rovereto, Deposito a lungo termine


  4. Amleto Cataldi (Napoli, 1882 - Roma, 1930), Medusa, post 1922, Patrimonio F.O.M., Fondazione Ottavio Mazzonis, Torino


  5. Leonardo Bistolfi (Casale Monferrato, AL, 1859 - Torino, 1933), Il risveglio d\'Italia (bozzetto del monumento a Camillo Benso di Cavour, Bergamo), 1911-1913, Museo Civico e Gipsoteca Bistolfi, Casale Monferrato


Immagine orizzontale


  • Isadora Duncan sulla spiaggia a Venezia, 1903 o 1905, Deutsches Tanzarchiv Kˆln / SK Stiftung Kultur


Galleria verticale 2


  1. Libero Andreotti (Pescia, 1875 - Firenze, 1933), La pleureuse (Marie-Madeleine, La Madeleine), (Isadora Duncan), 1911, Collezione Benappi


  2. Gino Severini (Cortona, AR, 1883 - Parigi, 1966), Ballerina, 1913, Mart, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, Collezione L.F.


  3. Romano Romanelli (Firenze, 1882 - 1969), Ritratto di Isadora Duncan, 1913, Musei Civici Fiorentini - Collezioni del Novecento, Firenze


  4. Romano Romanelli (Firenze, 1882 - 1969), Il risveglio di Brunilde, 1913, Galleria Romanelli, Firenze


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