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Il Natale in Sardegna: miti e tradizioni del passato
8 Dicembre 2020

Il Natale in Sardegna: miti e tradizioni del passato


Natale è una festività che concilia. Riporta tutte le famiglie attorno a un tavolo. Ed è soprattutto il momento in cui si riavvolge il nastro dell’anno che si sta per concludere. Si raccontano gli aneddoti, i cambiamenti che si sono susseguiti, e gli episodi più suggestivi che strappano magari una risata ai parenti più stretti. Meglio ancora se questi riguardano fatti accaduti da bambino. Il Natale è sostanzialmente questo. Gioia e condivisione. Perché è l’unico giorno in cui il nucleo familiare si condensa in un unico posto. I figli ritornano a casa, i nonni rivedono i propri nipoti, e ci sono anche dei casi in cui si ha modo di incrociare parenti alla lontana dopo chissà quanto tempo.



Le tradizioni natalizie in Sardegna


Le vite s’intersecano in un punto. L’oggetto più rappresentativo oggigiorno è l’enorme tavolata nel salone, ma una volta, in Sardegna, era il camino, dove si accendeva il focolare generato da un tronco. Non uno qualsiasi. Si tratta del Su Truncu de Xena”, tagliato per uno scopo ben preciso. Non doveva durare il tempo di una cena, come potrebbe suggerire il nome. Il fuoco, così come il calore che sprigiona, doveva mantenersi per tutta la durata delle feste. Sfida sulla carta impossibile, ma alla popolazione sarda piacciono le grandi sfide. Le cose futili, si sa, dopo un po’ si esauriscono; ma solo vere tradizioni sanno resistere al corso del tempo, conservando i riti e i loro significati più profondi.



Sa notte e xena


Alla base di Sa Paschixedda (chiamata anche Pasca de Nadale a nord della Sardegna) ci sta una ricca cultura pastorale. Prima del Natale i pastori erano soliti condurre le proprie pecore al pascolo, arrivando a toccare dei lunghi percorsi attorno alla regione. Questo spostamento continuo costringeva il pastore a rimanere fuori casa per molto tempo. Il ché voleva dire avere con poche occasioni di rivedere la famiglia. Per questo il Natale, oltre ad avere la funzione simbolica e religiosa, rappresenta il ritorno verso il paese. Dopo un periodo di assenza, Sa notte e xena era il momento di ricongiungimento familiare. Intere generazioni si raccoglievano attorno al fuoco, accompagnato da ogni bendidìo. La cultura sarda non ha mai nascosto la propria propensione verso la buona cucina, come dimostrano ancora oggi i piatti caratteristici.



La cucina di famiglia, ancora oggi presente nel ricettario delle tradizioni della Sardegna, si manifestava a Natale in tutta la sua genuinità e abbondanza. Dai piatti a base di carne (agnello, capretto o il maiale), a quelli caseari come il formaggio, fino ai dolci.



È il momento delle storie


Con Sa notte e xena la festa entrava nel vivo. E i primi a giovarne erano in particolare i bambini. E non solo perché erano gli unici giorni in cui potevano stare svegli come gli adulti. Ma perché era un’occasione di svago. Dai giochi, come Sa Murra, Su Barralliccu (una sorta di trottola) Sa Tombùla (la tombola), alle storie pescate nel libro dei miti locali. Se c’è un modo per richiamare la loro attenzione, è quello delle storie. Non quelle riadattate per non traumatizzarli. Si va dritti al sodo, senza filtri. I racconti riaffiorano dalle favole della Sardegna. Le streghe andavano per la maggiore, come la leggenda di Maria Mangrofa ad Orosei (che si dice che avesse mangiato un bambino), e di Palpaèccia, che non solo puniva chi si comportava male, ma si intrufolava anche nelle loro stanze per appoggiare degli enormi massi sullo stomaco. Sì, proprio a Natale. E guai a svegliare Tziu Masèdu, un anziano un po’ burbero a cui non piace essere tormentato di notte.



La messa di Natale


Dopodiché, allo scoccare della mezzanotte, si procedeva verso la Chiesa, per la Messa del primo canto del Gallo, chiamata Sa Misse Puddu. La festa comincia ora, con balli, canti e una partecipazione attiva della popolazione locale. Essendo nel periodo del solstizio d’inverno, si credeva che questa notte potesse dare dei benefici alle donne in gravidanza. Si riteneva che i bambini nati a Natale avessero delle minori probabilità di avere malattie o problemi di natura fisica.


Sono credenze popolari, ma le radici in Sardegna sono ancora lì, salde e attaccate al terreno. Sarà che la festa è la stessa ovunque si vada, ma ogni comunità ha saputo ricamarci sopra il suo Natale, prendendo spunto dalle tradizioni antiche e mantenendo ciò che è più essenziale: la comunità.



Riccardo Lo Re      


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