Home / Stili di Vita  / Arte-Cultura  / I segreti della maschera Su Componidori

I segreti della maschera Su Componidori

La maschera tipica del Carnevale di Oristano diviene centro del momento ludico della giostra equestre: il semidio che catalizza interesse, incanto e mistero

Su Componidori

Entità sospesa da terra il Componidori è la maschera della Sartiglia ovvero del carnevale di Oristano con la sua tipica giostra equestre. Legato alla dominazione spagnola nell’isola di Sardegna Su Componidori è il nome del capo corsa nel famoso carnevale di Oristano. Il termine deriva da componedor, nome del maestro di campo della sortija spagnola.

Organizzato dai due gremi, contadini e falegnami, in occasione della festa della Candelora, il carnevale prevede, domenica e martedì, fasi rituali e la classica Sartiglia. Si tratta di una corsa a cavallo in cui i leader cercheranno di infilzare con le spade il maggior numero possibile di stelle di latta appese nel vuoto. San Giovanni e San Giuseppe sono i protettori delle due fazioni, ciascuna delle quali viene rappresentata da un capo corsa: è il Componidori che, nominato dal popolo, uomo o donna che sia, diviene il cavaliere indiscusso, l’oggetto unanime di privilegi e misteri nei riti di un cerimoniale collettivo.

Nel momento suggestivo della vestizione, per esempio, che avviene su una sorta di altare, detto sa mesitta, al Componidori viene infusa forza, coraggio, abilità e purezza e, per conservare tali doni, dovrà prendere i sacramenti della confessione e della comunione evitando fino alla fine della festa di toccare la terra per non contaminare la purezza dei suoi indumenti. Una giacca senza maniche detta coiettu, chiusa da fermagli d’argento, una camicia bianca che ha grandi maniche strette da nastri colorati e una maschera di legno fermata da un fazzoletto di seta, sono gli elementi simbolici ricorrenti. La giacca smanicata, che termina a gonnellino a protezione sulle gambe, e che ricorda l’antico indumento da lavoro, è stretta da lacci di pelle sul petto del cavaliere che guida la corsa della domenica. Mentre nella corsa del martedì la casacca è chiusa da borchie d’argento a forma di cuore e, sui pantaloni, un ulteriore pantalone corto di pelle. L’uso di fasce intorno alla fronte e sotto il mento è funzionale al posizionamento della maschera. La cucitura di altre fasce per un migliore assetto e l’uso del velo ricamato, nonché del cilindro sul capo, avviano il cerimoniale alla sua conclusione. Una camelia sul petto del Componidori perfeziona l’operazione: rossa per la domenica, rosa per il martedì.

L’eccezionale squillo di tromba e il rullo dei tamburi in crescendo accompagnano la posa della maschera sul viso del cavaliere che, trasfigurato in Componidori, viene così posto su un piano di trascendenza. Programma preciso con tabella di marcia inflessibile: la mattina della corsa il Componidori, dopo la visita alle scuderie per salutare gli amici e colleghi cavalieri, entra nella casa del presidente del gremio. Da qui, verso mezzogiorno, parte per la parata diretta all’area della vestizione. Nel piazzale lo accolgono i suoi due aiutanti di campo, tutti i cavalieri e una folla immensa festante quindi, ad aprire il corteo, composto dalle massaieddas, le giovani vestite nel costume tradizionale oristanese, il gruppo di tamburini e trombettieri. Seguono poi sa Massaia manna, la donna che dovrà sovrintendere al cerimoniale, i custodi delle spade e gli stocchi per la corsa. Una sala o una piccola piazza allestita per l’occasione, gremita di gente, accoglie la delegazione. In religioso silenzio un artiere introduce nella sala il cavallo del capo corsa che viene accompagnato sotto sa mesitta. Da questo tavolo il Componidori monta sul cavallo, è il momento in cui il presidente del gremio gli consegna sa pippia e maju, il doppio mazzo di pervinche e viole mammole. Dopo aver benedetto e salutato tutti i presenti si forma il gruppo diretto alla volta del sagrato della cattedrale per dare inizio alla corsa alla stella. Solo al termine della cerimonia della svestizione il Componidori potrà scendere dal tavolo e quindi toccare nuovamente il suolo.

Tra bagliori di stelle di latta, il volto coperto da una maschera bianca oppure scura come la terra, i diversi gesti sottolineano la solennità di un momento di insieme. Quello di infilzare per primo le stelle di latta appese ha il senso di sfidare la sorte, di considerarla l’antica alleata che ride nella gioia dei mille colori nel pieno borgo medievale di Oristano.

Anna Maria Turra

Credits

  • dipinto maschera Bernardetta Olla
  • john noonan unsplash
  • rach teo unsplash

[aps-counter]