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La creatrice del salotto letterario di Osilo

Giovanna Elies è un’intellettuale a tutto tondo: colta, raffinata, animata dall’energia di un drago moderno

giovanna elies

Con ogni probabilità la sua stirpe arriva dritta da Barcellona, dai Carrer de Santelies, però Giovanna Elies nasce a Osilo nella provincia di Sassari: è la donna minuta dall’energia potentissima con una particolare curiosità per le voci della cultura popolare e il talento temperato da una profonda formazione classica.

Presiede il Salotto letterario di Osilo, associazione culturale matrice di quel premio che quest’anno ha preso il nome di Prendas, rivolto alle storie ma anche a insondabili preziosità dell’ingegno umano.

Perché è della parola che è realmente in ostaggio, si immerge nei modi di dire, nei canti, in tutto ciò che la vicenda storico-culturale dell’isola può consegnare ai giorni nostri e, se in ebraico il termine parola coincide con fatto, per Giovanna Elies la popolarità arriva come un paradigma. Con il premio Valente Faustini di Piacenza, negli anni Settanta, parte il volano di un’ascesa politica che prosegue con una sfilza di riconoscimenti: si posiziona al concorso di Ozieri, dove oggi declina la sua partecipazione tra i giurati, al Goldoni, al Citta di Brindisi e per due volte si classifica al premio Alziator poi, per l’Università di Cagliari, si aggiudica il premio della Federazione Partigiani. Giovanna Elies oggi collabora con diverse riviste mentre è accerchiata da 5300 libri che non trova il tempo di classificare; autrice, tra l’altro, del testo Contos e faulas S’iscola ovvero storie della tradizione popolare, abbastanza note per averle sentite raccontare da sempre o apprese sui banchi di scuola, è la prof famosa, tra gli studenti del liceo di Castelsardo e della magistrale di Sassari, per la sua cultura monumentale posata su di un’inflessibilità proverbiale. Potrebbe essere il motivo per cui le sue poesie arrivano come giuramenti o come frecce. Asciutte, implacabili riservano sintesi, sono scatti fotografici e si fanno vedere.

Nativa dell’isola da radici catalane ha una nonna piemontese che viene spedita in Sardegna come maestra elementare; sono gli anni in cui il gioco è contrastare l’analfabetismo che, soprattutto tra il femminile, tocca il 99%. Sarà un’insegnante amatissima tra la popolazione di Osilo e Santa Vittoria; questa figura carismatica che non si ferma alla didattica, diventa confidente e riferimento finendo per raccogliere le ultime volontà dei residenti, si fa custode di testamenti, di beni materiali e immateriali, combatte per i diritti e per la salvaguardia dei valori da tramandare di generazione in generazione. Per certi versi è anticipazione di ciò che l’odierna lady di Osilo, Giovanna Elies, con il suo impegno, perpetra oggi. Autrice di saggi, è una figura estremamente citata, a guida di un’associazione culturale che nasce come salotto letterario, ma è fulcro di arti e mestieri, dove si incrociano fili di ricami sapienti e storie di vita quotidiana. «Abbiamo iniziato per gioco, molti caffè, qualche pettegolezzo.» Racconta la Signora del popolo nel tentativo di spiegare la genesi di un incontro in cui prevale il bisogno, più che la voglia, di trasformare un tesoro ricevuto in valore fruibile. Trasferibile. Inestimabile per antichità. Nasce spontaneamente il Salotto Letterario da una lungimiranza ereditata forse nei geni, è la donna che gira tra le case e a sua volta ospita a casa sua e, mentre tra tè e dolcetti, alla lettura di Leopardi si alterna l’estemporaneità dei poeti sardi, si stratifica anche un pensiero politico in una comunità che si occupa di futuro, che si allena nella tradizione; poi la codifica del ‘94 rende ufficiale una sventatezza che ogni anno consegna numeri importanti in un concorso molto noto: è il Premio Letterario di Osilo, perfezionato da una giuria di vivaci interpreti della cultura dell’isola.

«Il nostro è un paese dal passato corposo, sono vicina di casa di Canonico Antonio Manuta Crispo, figura responsabile di una prima rinascita dell’isola, chiamato dal re di Sardegna per arginare l’analfabetismo, nei primi decenni del 1800, crea le famose scuole di cucito e ricamo e piccola alfabetizzazione, le biblioteche comunali mentre introduce la coltivazione della canapa.»  
Innumerevoli e infinitamente preziosi sono i prodotti di Osilo, dal rame ai lavori delle abili mani delle ricamatrici, regine di un matriarcato simile a quello dell’isola greca di Karpathos: incontaminato, come la natura che la insedia. Nella zona del distretto tessile su 2400 telai ben 960 sono a Osilo e, nell’elogio funebre del patriota Attilio de Feo, si cita chiaramente che le ferite dei soldati sono state curate con le bende tessute in paese dove tra l’altro si produce il famoso velluto ramato “terzo pelo”. «Esamino ricami e difficilmente mi esprimo, esiste come una sorta di protocollo da rispettare.»

Lavora per il profondo significato di bene comune Giovanna Elies che dice «Ci alleiamo in uno spazio magico di 98 km quadrati d’estensione e 48 chiese.» Con una tesi monumentale sul dialetto osilese, che diventa un campo di battaglia per le successive ricerche, recupera un numero da capogiro di vocaboli. «Incanaliamo nel nostro lessico anche fonemi tunisini, come il rubinetto che nella parte finale dell’erogatore prende il nome di caduffu

Con collaborazioni con Controcanto, rivista letteraria di Torino, La Pintadera del Banco di Sardegna stana un arsenale dalle storie dell’idioma, dall’enormità costituita dai modi di dire di un paese che anche dal punto di vista linguistico è un’isola. «Un po’ come Luras, in Gallura, dove si pratica un sardo autoctono, dal lessico dialettale molto piacevole che avvince per eleganza e sonorità.»   

Ai convegni le viene chiesto di esprimersi in dialetto e quando sta tra la giuria di Orani, Dorgali o Selargius dei numerosi premi letterari in Sardegna lei, quattro figli e moltissimo impegno, si sente parte di una squadra che da secoli fa il tifo per la stessa terra, come Luigi Piras il medico che nei primi del Novecento in breve debella un’epidemia di colera o Antonio Canalis, il clinico igienista che rappresenterà la Sardegna nel consiglio di sanità a Roma. «Viviamo in uno spazio magico di 98 chilometri quadrati d’estensione e 48 chiese.» È stata allieva di Enzo Espa, glottologo noto come autore del Dizionario Sardo Italiano e di una raccolta di detti e proverbi sardi.

Sarà l’accademico Cugusa, dopo che Giovanna Elies si aggiudica anche il Premio dell’Arcadia, a domandarle se è tra gli Elies della nobiltà proveniente da Cagliari, trasferiti a Pattada legati a una Mongiu, e infatti è proprio il nonno Giovanni quel granatiere del re che in Piemonte sposa la contessa Giuseppina Della Rovere di Mondovì. Precisamente la figura che riluce di grazia, che spostata in Sardegna diventerà la maestra tanto amata. «La prima donna laureata in mineralogia è una mia cugina di primo grado, la milanese Mara Maria de Angeli, che crea un piccolo museo domestico proprio a Milano. Da bimba a circa sei anni, a Mondovì rubavo pannocchie e ogni sabato Marco Aimo, capo della massoneria, mi veniva a prendeva per pranzare.»

Poi, quando Aimo diventa docente universitario a Cagliari e mostra verso di lei una confidenza che per molti è sbalorditiva, si svela il mistero di questa piccola donna dal temperamento di drago, forgiata in un regime rigoroso, con un’appartenenza tecnicamente altolocata, come quella dei Principi Rolandi, amici intimi di una famiglia per bene.

Anna Maria Turra

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