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Aga Khan

text Enzo Satta, vicepresidente del Comitato Architettura Costa Smeralda

April 23, 2025

Enzo Satta ricorda l'Aga Khan

Le parole dell’architetto che ha collaborato per oltre cinquant’anni con il Principe

Tutto è cominciato in maniera casuale. Mi sono laureato in Architettura nel 1970, alla Sapienza di Roma. Dopo un anno di Tirocinio a Roma mi trasferii in Sudafrica, dove mi trattenni per circa due anni a lavorare per un grosso studio di Pretoria e di Johannesburg.

Era una esperienza molto interessante, certamente per la lingua ma soprattutto una bella esperienza sotto l’aspetto professionale. Per contro, all’epoca c’era l’apartheid all’epoca. Nel ’72 mia sorella aveva iniziato a lavorare per il Consorzio fondato dall’Aga Khan, ripercorrendo a ritroso le nostre origini sarde dopo anni a Roma. Tornato in Italia per visitare mia madre e lei, ho modo di conoscere il braccio destro di Aga Khan nella costruzione di Costa Smeralda®, l’avvocato André Ardoin. Scatta una immediata affinità e mi propone di entrare nel team di architetti. Il tempo del preavviso al mio studio in Sudafrica e all’inizio del ’73 sono in Gallura. Se questo è il prologo, qui inizia il primo capitolo della mia lunga avventura con il principe, durata più di 50 anni.

Karim Aga Khan and Begum Salimah, mother of Aga Khan V, Zahra and Hussain Aga Khan (ph. Archivio Enzo Satta)

L’Aga Khan all’epoca aveva solo 8 anni più di me, ma uno sguardo deciso che si allungava senza sforzo sul futuro. Un visionario allo stesso tempo pragmatico che sapeva circondarsi dei migliori professionisti di ogni settore ma anche formare coloro che domani avrebbero preso in mano le redini del progetto e erano intimamente legati a questa terra. Come lo ero io. In un momento di stasi dei lavori sulla costa, mi propone di andare negli Stati Uniti, alla Harward University per un Master of Architecture in Urban Design. Parto, le difficoltà non sono poche ma il Principe mi supporta non solo economicamente ma anche moralmente. Era una sua caratteristica: riusciva a occuparsi di tutto e di tutti. Ma non era controllo, piuttosto partecipazione e senso di appartenenza.

Porto Cervo in the 1970s

Il rapporto con il Principe è stato un rapporto molto impattante e importante per me, non solo sotto l’aspetto professionale, ma anche dal punto di vista umano. Grazie a lui ho avuto l’occasione di entrare in contatto con i migliori architetti del mondo: in Sardegna con Jacques Coüelle, Savin Coüelle, Michele e Giancarlo Busiri-Vici, Luigi Vietti, Antonio Simon Mossa ma anche con altri professionisti del settore ambientale, del settore immobiliare, del settore turistico in generale. Per lui ho viaggiato moltissimo: in Europa, Stati Uniti, Caraibi and Asia. Ho lavorato alla Sasaki a Boston, il più grande studio di architettura del paesaggio degli Stati Uniti. Tutto questo è stato un arricchimento professionale molto importante, che mi ha insegnato in primis il grande rispetto per il paesaggio che aveva ispirato Karim.

Dal punto di vista umano, la sua empatia trasversale, non rivolta solo ai suoi pari, la necessità di approfondire e conoscere prima di ogni nuovo progetto sono stati di esempio per me. E non ultimo il rigore, che non era rigidità, ma una estrema correttezza morale.

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