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Dragut, il corsaro ottomano che distrusse Olbia
4 Settembre 2021

Dragut, il corsaro ottomano che distrusse Olbia


Il padrone dei mari veniva dall’oriente e il suo nome generava ondate di panico lungo tutte le coste. Dragut, soprannominato spada vendicatrice dell’Islam, è stato l’ammiraglio e corsaro ottomano che nel sedicesimo secolo dopo Cristo mise a ferro e fuoco il Mediterraneo. E quindi anche alcune zone della Sardegna. A Olbia, nonostante siano passati diversi secoli, il ricordo di Dragut è ancora particolarmente vivo tra gli appassionati di storia locale. Il motivo è questo: il corsaro turco fu quello che incendiò e ridusse la vecchia città in un cumulo di macerie, facendola quasi scomparire dalle mappe.



Spada vendicatrice


Dragut, che era il successore di un altro temibile corsaro, Khayr al-Din Barbarossa, nacque a Bodrum nel 1485 da una povera famiglia contadina. Arruolatosi in quell’esercito ottomano che aveva da poco conquistato Costantinopoli, agì al fianco di Barbarossa e divenne presto il grande spauracchio delle potenze occidentali. Catturato dall’ammiraglio genovese Andrea Doria, venne in seguito liberato fino a ottenere il comando, nel 1544, della flotta ottomana e a diventare viceré di Algeri e signore di Tripoli. Dopo innumerevoli incursioni e battaglie in giro per il Mediterraneo, morì nel 1565 nell’isola di Gozo nel corso di un assedio.



La distruzione di Olbia


Nel Cinquecento Olbia si chiamava Terranova e, come il resto della Sardegna, faceva parte dei domini spagnoli. Già da tempo in decadenza rispetto ai fasti del passato, Terranova nel luglio 1533 fu attaccata con estrema violenza dal corsaro Dragut. L’ammiraglio ottomano sbarcò con oltre cento navi nella zona a sud della cittadina, per poi dirigersi verso l’indifeso centro abitato. I corsari attaccarono dunque Terranova, la saccheggiarono e la incendiarono. Le case vennero distrutte e anche la chiesa di San Paolo non sfuggì alla violenza ottomana. Dragut, inoltre, attaccò anche i piccoli villaggi attorno al centro abitato e riuscì anche a saccheggiare le chiese e i conventi nell’arcipelago della Maddalena. La sua fu una azione talmente forte che Terranova andò incontro a un ulteriore periodo di crisi, con un importante calo demografico. Soltanto parecchi anni più tardi Terranova, che avrebbe ritrovato l’antico nome di Olbia nel 1939, sarebbe riuscita a riacquisire la perduta centralità. E cioè nel corso del Novecento, con la riqualificazione del porto e, più tardi, con il boom economico innescato dall’avvento del turismo.



Dario Budroni


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