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Barbara la vita: grandi coincidenze e insospettabili prodigi
28 Giugno 2023

Barbara la vita: grandi coincidenze e insospettabili prodigi


Barbara la vita: a pensarlo è Aldo Tanchis scrittore e artista che sperimenta lo strano gioco di un’anticipazione della coscienza. L’idea del titolo nasce da un episodio sorprendente in un aeroporto in Sardegna, mentre l’autore pensa a Barbara ecco che la vede apparire. Coincidenza o destino, questa sarà l’ultima volta che i due si vedranno. Pretesto perfetto per un libro che raccoglie fatti prodigiosi svolti su di uno sfondo di normalità, strutturato con una grafica accattivante in un lavoro che stratifica memorie e storie. Vere o di fantasia, tutte hanno in comune il fatto di essere strabilianti.


All’appuntamento di presentazione di questo suo ultimo, nuovo lavoro, a Milano al GhePensiMi, l’amico e scrittore Mauro Querci, che ne presenta i tratti principali, anticipa un’attitudine in grado di “ricordare Eugenio Montale in quel suo saper ricorrere alle memorie infantili” aggiungendo delle poesie di Tanchis che sono “cariche di sostanza e di grandissimo stile”.


Sardo d’estrazione, adottato da una Milano sempre a caccia di possibilità, Aldo Tanchis si distingue fin da giovanissimo per una propensione all’estremo tanto che, con una tesi su Bruno Munari, ben presto viene inglobato nel cerchio magico degli intellettuali degli anni Settanta. Su Munari finirà per produrre due saggi. «Non è stata una grande idea farmi adottare troppo giovane da quel gorgo impazzito tra ideologia e potere, - dice Tanchis quasi a giustificazione di un successo prematuro, non dovuto o non voluto - ora raccolgo le cose incompiute nel cassetto, non perché creda che qualcuno intenda rovistarci, ma così, forse solo per fare ordine.» Con una laurea in storia dell’arte sostiene l’assurdità di quella divisione che esiste tra architettura e arte o tra pittura e scrittura che per lui resta un “ancoraggio visivo” e, poiché è anche immagine, lui inizia a produrre poesie visive, divertendosi in sperimentazioni con altri artisti. C’è una certa incertezza è un altro stravagante titolo di una tra le sue più note raccolte di poesie.



È così che appare oggi: come l’uomo che anticipa, precede, nella narrazione di un suo vissuto si sofferma pochissimo, mostrando invece la premura allenata di chi pensa a raffica e non vede l’ora di passare ad altro.


«Il prossimo libro si intitolerà “Come abbiamo sprecato il nostro talento” - dichiara perentorio - forse l’abbiamo sprecato felicemente, di certo non lo scriverò da solo, sarà con il mio storico amico Cicci Borghi.» Con questo autore e regista, avanguardista visionario di quel movimento artistico che dagli anni 70 attraversa la Sardegna e la cambia, accanto a Enrico Pau compone un gruppo di sperimentazione detto “Arteologicamente trio” che più che un sodalizio diviene un luogo di accadimento della Controcultura.


Laureato a Parma Aldo Tanchis si stabilisce a Milano in elastici regolari da e per la Sardegna. La sua attitudine per la scrittura sarà la bestia sacrificale sull’altare della pubblicità. Chi scrive troppo presto o troppo giovane, del talento sa che meno se ne parla e meglio è.


«Non so se riuscirò a fare un altro romanzo, ci vuole fisico. Ma forse ancora qualche altro libro di poesie sì, - sostiene Tanchis - perché sono corte. Mi piacciono anche i titoli, mi vengono facili. Forse potrei fare un intero libro di titoli.»   



Barbara la vita, forse lo è anche la morte, con tutta la potenza devastante degli abbandoni si lascia condurre a poesie che sembrano girare pagine ma sono istallazioni, stregonerie, ricalcoli di realtà. In una si chiarisce un altro fatto incontrovertibile: l’indirizzo di dio, che ha la forma di un vecchietto in bicicletta, è Milano via Settembrini. «Quando ho capito che non avrei mai sfondato come scrittore un po’ mi è scocciato e mi son messo a fare l’editore - dice Aldo Tanchis che ha fondato la casa editrice 1000 e una notte - sono io che mi pubblico e mi consegno i lavori finiti, lunghissime riunioni tra il Tanchis scrittore e il suo editore, tra me e me. Faccio tutto da solo, mi diverto molto e spreco il mio talento, ammesso che io ne abbia uno.»


Ride e ricorre alla descrizione di progetti dadaisti, sono pluralità d’intenti e di ispirazioni in cui insetti e parole si insediano tra carta e quella cosa in grado di accerchiare il mondo che in molti chiamano poesia.



Anna Maria Turra


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