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6 Novembre 2019

Balla Boccioni Depero – Costruire lo spazio del futuro


“La magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova: la bellezza della velocità. Un’automobile da corsa col suo cofano adorno di grossi tubi simili a serpenti dall’alito esplosivo…, un’automobile ruggente, che sembra correre sulla mitraglia, è più bella della Vittoria di Samotracia ”– Filippo Tommaso Marinetti



I Musei Civici di Palazzo San Francesco dedicano un’appassionante mostra al rapporto fra Domodossola e il Futurismo, narrandone l’epoca d’oro, quando la città fu scaraventata nel pieno della logica futurista e della modernità. A omaggiare la città sono giunti i capolavori di Giacomo Balla, Umberto Boccioni, Fortunato Depero, Gerardo Dottori, Tullio Crali e tanti altri artisti, facendo dialogare le opere d’arte con mannequin ottocentesche in legno, con la prima automobile immatricolata nella provincia di Novara e l’aeroplano dell’aviatore peruviano Geo Chávez.



La mostra Balla Boccioni Depero. Costruire lo spazio del futuro, allestita in collaborazione con il Mart – Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto – è ideata e curata da Antonio D’Amico, e celebra il ruolo di Domodossola nell’ambito del Futurismo, affrontando i tre temi chiave del movimento: l’uomo, lo spazio e la velocità. Tra utopia e disillusione, libere espressioni e vincoli di regime, le intuizioni del movimento artistico sono messe in relazione con il periodo storico e le tradizioni locali del territorio.



Le oltre settanta opere in mostra confluiscono in un percorso coinvolgente che attraversa le due guerre mondiali, dall’ultimo decennio dell’Ottocento fino al 1960, dalla stagione prefuturista fino all’aeropittura, mettendo in luce la mutazione del rapporto fra l’uomo e la natura, il centro e la periferia, la tradizione e il futuro. Umberto Boccioni, Giacomo Balla e Fortunato Depero sono i protagonisti di un’evoluzione artistica che vede nella velocità, nel movimento e nel volo il linguaggio rivoluzionario di una nuova cultura figurativa europea.


Il percorso espositivo è articolato in tre sezioni fluide e dinamiche: “Uomo e paesaggio”, “Velocità e movimento” e “Il volo”, ampie aree tematiche in cui si prova in prima persona l’essenza del cambiamento.



La prima sezione della mostra affronta i temi del paesaggio d’inizio secolo, il rapporto fra uomo e natura, la dimensione domestica e del lavoro, concentrandosi sul silenzio e la contemplazione. Questi temi sono ben rappresentati dalla fase divisionista di Balla e Boccioni, le cui opere dialogano con due mannequin in legno con costumi della Val D’Ossola realizzate nell’800 e riesposte al pubblico per la prima volta dopo l’Esposizione Nazionale di Milano del 1881.



Procedendo nella seconda parte della mostra, si entra nella fase più riconosciuta del Futurismo, dove opere come i Balfori (1915) di Balla o il perturbante nudo femminile di Dudreville (Senso, 1917-18) evidenziano le corrispondenze formali fra Futurismo e Cubismo. Le opere di fine anni Venti di Fillia, ammantate da un velo di surrealismo, le magnifiche allegorie notturne di Depero, e la ridondante fase figurativa di Balla iniziano a dare forma al concetto di movimento e velocità. L’opera il Treno notturno in velocità del siciliano Pippo Rizzo, e il Colpo di fucile domenicale di Balla esaltano la percezione di movimento e della velocità tipiche del movimento futurista.



L’ultima sezione culmina con il tema del volo e dell’aeropittura, traghettando gli spettatori verso l’ultima stagione del futurismo post bellico, con opere di Crali, Tato, Cambellotti, Dottori, Monachesi e altri ancora. La sezione sulla velocità è un vortice di forme convulse, bizzarre ma di estrema coerenza e raffinatezza, che trovano espressione massima in opere come Aspirazione (1917) di Dudreville, Forze ascensionali (1919) di Dottori, Forze della curva (1930) di Tullio Crali e Velocità di motoscafo (1922) di Benedetto. Da segnalare la varietà dei Balla presentati, con alcune variazioni ancora poco viste (tra cui i Futurpesci del 1924).



L’aeroplano di Geo Chávez, aviatore peruviano che per primo portò a termine l’impresa di trasvolare le Alpi, diventa l’emblema dell’intera mostra. L’uomo alato, come lo definì Giovanni Pascoli, volò sui cieli del Sempione nel 1910 per annunciare l’emancipazione dal limite dello spazio e del tempo, proprio come un perfetto futurista, compiendo un gesto che gli costò la vita. Come Chavez anche Gabriele d’Annunzio veste i panni del superuomo e lascia un segno memorabile della sua intraprendenza in un inedito ritratto, proveniente dalla Fondazione Cirulli, impreziosito dal fiore porta fortuna che lo protesse durante il volo su Vienna, nel 1918.


La mostra si avvale di un prestigioso comitato di studi, del quale fanno parte Nicoletta Boschiero, responsabile di Casa d’Arte Futurista Depero, Federica Pirani, coordinatrice delle Attività Espositive e Culturali della Sovrintendenza Capitolina, Massimo Duranti, Presidente Archivi Dottori, Elena Gigli, responsabile dell’Archivio Balla, Chiara Pagani, storica dell’arte, Paola Caretti, studiosa delle tradizioni popolari e Aurelio Sciaraffa, coordinatore organizzativo.


Balla Boccioni Depero. Costruire lo spazio del futuro
Dal 22 giugno 2019 al 03 novembre 2019
Musei Civici di Palazzo San Francesco
Piazza Convenzione 11, DomodossolaNathalie Anne DoddCredits

Immagine di copertina


  • Benedetta Cappa Marinetti, Velocità di motoscafo, 1922, olio su tela, Roma, Galleria d\'Arte Moderna


Immagine verticale


  • Tullio Crali, Omaggio a Chavez. La prima trasvolata delle Alpi, olio su tela, 1960, Mart


Galleria orizzontale


  1. Tullio Crali, Le forze della curva, 1930, olio su cartone, Mart - Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto


  2. Pippo Rizzo, Treno notturno in corsa, 1926, olio su tela, Palermo, Courtesy of Archivio Pippo Rizzo


  3. Giacomo Balla, Velmare o Mare cielo vele, 1919, olio su tela, Reggio Emilia, collezione Credem


  4. Fortunato Depero, Il legnaiolo, 1926-1931, olio su cartone, Mart - Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto


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