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Antonio Marras si ispira a Grazia Deledda

La sua collezione moda è un salto al di là del bosco dove, se non si vincono i fantasmi, almeno si incontrano

Antonio Marras

Si accosta lieve alla figura di Grazia Deledda l’ultima collezione dello stilista Antonio Marras che presenta, alla Fashion Week di Milano, proposte dallo stile ripescato da una vita precedente.

Nella suggestione antica di ogni favola aleggia sospesa anche la collezione A / I 2023/24 e ci racconta di una Grazia che vive nel centro della Sardegna in prossimità della foresta di Burgos. Abitata dal famoso Babbaiottu, metà lupo metà cinghiale che, nell’atmosfera di mistero, pare poter emergere facendo impazzire chiunque si addentri nel suo territorio soprattutto se forestiero. Questo dice la leggenda e Grazia, innamorata perdutamente di Duncan, suo amore di penna, a lui si consegna proprio in quella foresta fatata. Il Babbaiottu rispetterà l’amore? Sarà indulgente con chi del cuore ha fatto il suo credo? Perché c’era una volta, all’inizio del secolo scorso, una ragazza di nome Grazia che di sé diceva “… sono una signorina sarda, ma non rassomiglio alle mie conterranee. Sono pallida, bruna, un po’ spagnola, un po’ araba, un po’ latina. Sono piccina con dei grandi occhi intensi velati sempre di una leggera tinta di naturale tristezza e dalle lunghe ciglia nere, labbra carnose rosse e ardenti e lunghi capelli oscuri folti e crespi. Non sono bella, di grazia ho solo il nome, ma sono coraggiosa e determinata”.

Evocata in tutta la sua potenza, la scrittrice italiana che ritira il premio Nobel per la letteratura nel 1926, sembra concedersi tra i tessuti che Antonio Marras, lo stilista di Alghero dalla risonanza mondiale, riesce a utilizzare in accostamenti che sono vere e proprie vibrazioni. Si tratta di preziosi jacquard tappezzeria interrotti e intarsiati, pezzi in apparenza distanti tra loro ma, per qualche incomprensibile alchimia, si fidanzano felicemente. Come i tartan e i tulle floccati, paillettes e stuoie, jersey goffrati, pellicce fake e matelassè e soprattutto fiori. In approdi morbidi su velluti panné traforati e su panni cangianti, si srotolano le istanze dell’ingegno Marras, che da quasi trent’anni tiene gli occhi del mondo puntati sulle sue le passerelle.

Stampe di foglie a cascata, grandi rose vaganti, motivi geometrici e foto ritratto del migliore amico dell’uomo tratteggiano con chiarezza un tema onirico, e poi lana agugliata e incastrata con il tessuto. Maglie pettinate a motivi jacquard tipici della tradizione tessile sarda, sono abbracci avvolgenti in cashmere e appaiono come reperti ritrovati, tagliati e poi ricostruiti tra incastri di ricami macramè, pizzi e plissée. Jacquard fil coupé, twill di seta e felpe, tra i fasti intramontabili del trench, bomber, parka e giacche sartoriali maschili, sembrano ripescati da una favola a ritroso, rimessa alla ribalta di una tendenza irresistibile. È l’intervento cruciale di Antonio Marras a servirsi di damaschi e broccati, inaspettatamente accostati a dei check maschili utilizzati nelle giacche dei guardiacaccia.

Per un’haute couture che sceglie come i verbi  mescolare, intersecare, accostare, miscelare appaiono strabilianti citazioni dello streetwear e motivi da gran soirée. Un po’ di crema e colori dei boschi ma tanto nero e nero e poi d’improvviso si accende il rosso. Accade la passione perché quel che vogliamo seguire, da ogni intuizione morale a ogni deriva di sconfitta, è sempre la strada del cuore. (Anna Maria Turra)

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