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A Olbia alla scoperta dei giochi di una volta coi laboratori Còa Còa

Tanto divertimento all’aria aperta e sotto lo sguardo di tante persone anziane che si sono emozionate nel vedere quei bambini giocare come facevano loro un tempo

Olbia

Attraverso i giochi di un tempo, all’aria aperta, per riscoprire antiche tradizioni, ma anche i luoghi più belli della Gallura. Senza dimenticare la lingua, il Gallurese, che fa parte delle radici di questo territorio e che sta conoscendo una “rinascita” grazie alla valorizzazione di tutta la cultura sarda. Ed è così che ha preso forma il progetto/laboratorio Còa Còa destinato ai bambini e sviluppato e realizzato dall’associazione culturale Sas Janas di Olbia con la collaborazione e il finanziamento della Regione Sardegna e il supporto dell’assessorato alla cultura del comune. Trentacinque bambini sono stati coinvolti in un percorso di otto incontri che hanno dato loro l’opportunità di studiare, riprodurre e realizzare i giochi di un tempo utilizzati e praticati negli stazzi e delle cussorgie della Gallura. «Abbiamo sosteniamo con convinzione questi progetti – ha commentato Sabrina Serra, assessora comunale alla Cultura – volti non solo alla conoscenza e al recupero delle tradizioni, ma anche per il grande valore educativo e sociale, dando la possibilità ai nostri bambini di divertirsi in modo sano e spontaneo».

L’ultimo degli incontri si è svolto nella frazione di Olbia, Berchiddeddu, nel meraviglioso spazio all’aperto della chiesa dove erano presenti anche molte persone anziane emozionate nel vedere quei bambini giocare come facevano loro un tempo. All’iniziativa hanno preso parte anche l’assessora Sabrina Serra e il delegato di frazione del comune di Olbia, Salvatore Sini.

Tra i giochi più apprezzati è stato quello di li carruleddhi, a bordo di un carretto in legno dotato di ruote realizzate con cuscinetti a sfera. Altrettanto interesse hanno suscitato i giochi li cabaddhi longhi e Cóa Cóa. Al termine della mattinata, i bambini e i genitori sono stati invitati a gustare un pranzo tipico a base di cjusoni, carri arrustu e siati tra le mura di uno stazzo gallurese. A coordinare i lavori dei laboratori organizzati dall’associazione Sas Janas Quintino Mossa, Claudia Pirina, Antonello Mariotti e Dario Maiore. Il pomeriggio è stato invece dedicato ai giochi di gruppo. Non tutti i bambini erano originari della Gallura o della Sardegna, ma hanno comunque compreso i dialoghi in linga gaddhurèsa imparando perfino i giorni della settimana li dì di la chita, le stagioni li stagjoni e i mesi dell’anno li mesi di lannu. Il tutto con grande divertimento dei più piccoli che si sono mostrati estremamente ricettivi e curiosi.

Davide Mosca

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