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I cittadini sposano la ricerca scientifica

Avanza il metodo della citizen science: a Tavolara studenti delle scuole, subacquei e volontari raccolgono i dati e studiano i cambiamenti climatici

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La scienza non è una materia per soli ricercatori. Anche i semplici cittadini possono adesso contribuire allo studio della natura e dei suoi delicati e complessi equilibri. Basti pensare a ciò che accade all’interno dei confini dell’Area marina protetta di Tavolara, dove già da diversi anni studenti delle scuole, comuni volontari e subacquei mettono a disposizione il loro tempo per contribuire a importanti attività di ricerca.

La citizen science, cioè la scienza del cittadino, è considerata un metodo sempre più efficace che mette insieme due fondamentali aspetti: l’educazione ambientale e la raccolta dei dati. In occasione di giornate dedicate, ma anche nell’ambito di attività private come quelle dei diving center, i cittadini perlustrano le aree indicate e raccolgono addirittura dati e informazioni sulle evoluzioni della natura e sui fenomeni che mettono a rischio l’ecosistema marino.

«Negli anni abbiamo anche sviluppato un manuale, che si chiama “TavolaraLab”. È un insieme di approcci metodologici su diversi temi che riguardano per esempio lo studio della posidonia oceanica, il riconoscimento delle specie aliene invasive attraverso lo snorkeling e il conteggio delle plastiche e dei detriti spiaggiati» spiega Augusto Navone, il direttore dell’Amp di Tavolara.

Sono quindi direttamente i cittadini a raccogliere i dati lungo spiagge e fondali, sempre in base ai protocolli elaborati dagli studiosi dell’area marina. «La scienza del cittadino sta prendendo sempre più piede. C’è anche una importante azione che ha lo scopo di evidenziare i fenomeni legati ai cambiamenti climatici» continua Navone.

Da poco l’Area marina protetta di Tavolara, che si estende nelle aree comunali di Olbia, Loiri Porto San Paolo e San Teodoro, ha per esempio organizzato un workshop internazionale rivolto agli operatori e, di conseguenza, ai clienti dei diving center. Saranno infatti anche loro a battere i fondali per raccogliere dati sulla posidonia oceanica, censire i pesci con l’obiettivo di identificare le specie invasive e valutare gli impatti del riscaldamento delle acque sull’habitat coralligeno.

Durante lo stesso workshop è emersa una preoccupante mortalità delle gorgonie ed è stata anche confermata la strage della pinna nobilis, comunemente conosciuta come nacchera. Il grande bivalve, da qualche anno a questa parte, si trova infatti a un passo dall’estinzione. Attaccate da un terribile protozoo, le pinne nobilis sono praticamente scomparse un po’ in tutto il Mediterraneo. A Tavolara, nel corso dell’ultima iniziativa rivolta ai diving center, non è stata trovata neanche una nacchera in vita.

Dario Budroni

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