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Pezzi Impazziti, una forma di riflessione, recupero e arte

Sara Clemente, la giovane artista con la Sardegna nel cuore e l’Argentina negli occhi

Pezzi Impazziti

Sara Clemente è la donna che sta dietro a  Pezzi Impazziti, 25 anni, laureata in scienze dell’educazione, utilizza la tecnica del collage per edificare oggetti d’arte che sono storie di carta incollate alla vita. Tanto fragili quanto potenti le sue stampe assemblano ipotesi, sono stratagemmi incantati che usa per esprimere pensieri. Con l’utilizzo frequente del mare come paradigma, la sua estetica dirompe a partire da una dimensione di viaggio «Quel che adoro della terra sarda non è tanto il suo essere isola quanto il suo modo di aver sempre rappresentato un vero e proprio approdo, staccatosi da quella saldatura con l’Europa continentale in corrispondenza delle coste mediterranee della Spagna e della Francia. -ride divertita Sara Clemente- La Sardegna replica l’idea stessa di movimento, è un’isola ma non parla di isolamento, così come la tecnica che utilizzo del collage: qualcosa si stacca per approdare a una destinazione, in un rito propiziatorio, diventa altro.»

Cruciale e costantemente allertata sui temi della sostenibilità, Sara Clemente dichiara il suo debole per l’Argentina, per quella capacità di mantenere la gioia nella geometria assurda tra sconfitte e fallimenti, è la terra dove ogni anomalia non ha mai superato il carico di speranza di una popolazione indomita, sia nei sorrisi che nelle lacrime. E poi lì ci abita suo fratello.

Nelle sue opere, che vanno a ruba, ama giocare con il titolo e con l’immagine, ma sempre emerge una sorta di pedagogia del senso, usa l’arte per una scopo sociale e si impegna in comunità di persone senza fisse dimora, la sua arte gravita non solo tra i mercati ma tra i servizi educativi per disabilità.

Ottica individuale è un’opera che ricorda molto dell’isolamento che, in molte delle edificazioni di questa artista, viene agito come detonatore. Realizzata con la tecnica peculiare del collage analogico, che fonde fisicamente ritagli di giornali, riviste e fotocopie di libri, l’opera rappresenta uno spaccato di mondo caleidoscopico che nelle sue stanze mostra un’incursione di sguardi; mentre suggerisce che ogni uomo è un’isola ma è anche individuo, ne tratteggia senza retorica l’ambivalenza dei sentimenti tra condivisione e solidarietà.

È l’autrice di oggetti che incontrano, sui social e dal vivo, un sempre crescente favore di pubblico. Ma non è alla sua reputazione online che conta di affidarsi per il suo futuro imminente. Parte dal presupposto che l’inconscio sia più facilmente riconoscibile nelle immagini che nelle parole e così vede se stessa procedere nel percorso già iniziato di arte terapia.

«Certo mi sono accorta di un maggior afflusso alle mie mostre, anche se curo molto i social, quel che preferisco è l’incontro fisico con le persone nel corso di workshop, mostre, mercati e mercatini; è il contatto umano per me ad essere fondamentale.»

In un progetto di ricerca di senso che  stimola la comunicazione simbolica tra persone, contenuti ed arte Sara Clemente fa riferimento alle immagini sulle quali vengono inevitabilmente proiettate emozioni e vissuti personali. Le schegge di riviste vengono di nuovo consultate da un’altra dimensione, analizzate attraverso la cornice teorica di un pensiero che sfoglia la realtà.

Anna Maria Turra

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