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Citroën DS: bellezza regale

Ha segnato un'epoca diventando l'icona dello stile francese e poi un ambito oggetto da collezione

Citroën DS: bellezza regale

Ha segnato un’epoca diventando l’icona dello stile francese e poi un ambito oggetto da collezione.

Per entrare nel mito, a volte, ci vuole poco. A un’auto francese sono bastate due lettere e un numero. E aver salvato la vita a un Presidente, il Generale Charles de Gaulle. Le prime erano l’abbreviazione del nome del veicolo, Désirée Spéciale, e cioè Desiderio Speciale, il numero, invece ne definiva la cilindrata. Citroën DS, soprannominata, in Patria, per la grazia e il fascino, la Princess, la principessa, e in Italia, la Dea, perché quelle due lettere grazie alla pronuncia in francese, De-Es suonava come l’equivalente dell’italiano “Dea”.
Un’autovettura dall’alto tecnico, per tutte quelle innovazioni rivoluzionarie che la caratterizzarono e che tuttora fanno parte degli standard di riferimento di qualsiasi nuova automobile. Parlare oggi di freni a disco anteriori, servofreno, cambio automatico, o meglio, esattamente frizione automatica, sospensioni idrauliche e servosterzo è banale ma non a quei tempi erano meraviglie. In ogni caso un mezzo che colpì subito per la sua linea innovativa, capace di imporsi anche in rally prestigiosi – come quello di Montecarlo nel 1959 – e dall’aerodinamica funzionale.
La gestazione della DS fu lunga e travagliata. Nei progetti della casa parigina doveva segnare una netta separazione stilistica con la precedente Traction Avant, la gloriosa Citroën rigorosamente nera e datata che aveva comunque dimostrato l’efficacia della trazione anteriore e della scocca portante, oggi quasi universalmente adottate. Lo studio per la DS iniziò nel 1938, contemporaneamente a quelli per un’altra vettura, definita TPV Très Petite Voiture, ovvero vettura molto piccola, destinata a diventare in seguito la 2CV. Per la DS la sigla scelta fu VGD, ossia Vehicule à Grande Diffusion. Nei progetti di Pierre Boulanger, che poco tempo prima aveva preso le redini della Casa francese dopo che gli ingenti investimenti per la realizzazione della Traction Avant l’avevano portata sull’orlo del fallimento, doveva essere una rivisitazione della T.A. I collaboratori scelti furono il progettista André Lefèbvre, il designer Flaminio Bertone e Paul Magés ideatore delle sospensioni, oltre a Pierre Franchiset per la carrozzeria e Waltter Becchia per la realizzazione del motore. La morte di Boulanger, nel 1950, in seguito a un incidente stradale e un mutamento di strategia, portarono all’idea di una vettura completamente nuova sotto ogni profilo.
Nella prima metà del 1955 furono realizzati 21 esemplari di preserie che servirono per i primi servizi fotografici e come veicoli da esposizione. Uno di questi sarebbe stato impiegato per la presentazione ufficiale avvenuta il 6 ottobre di quell’anno al Salone di Parigi. Colpirono la linea della carrozzeria, capace di soddisfare sia la voglia di una nuova estetica sia le esigenze dei progettisti per una vettura dotata del miglior coefficiente di penetrazione aerodinamica possibile. Il frontale, poi, era imponente e slanciato nello stesso tempo. Anche all’interno lo styling lasciava il suo segno, per esempio nel design del volante munito di un’unica razza, per esigenze di sicurezza perché riduceva il rischio di danni alla cassa toracica del conducente in caso di forte impatto.
Il cruscotto, poi, ad illuminazione regolabile, comprendeva tachimetro e contachilometri, non il contagiri, l’indicatore del livello carburante, l’amperometro, la spia dei fari, quella degli indicatori di direzione e quello di insufficiente pressione dei freni e l’orologio. Un pomello per l’azionamento manuale dei tergicristalli in caso di guasto del dispositivo elettrico li azionava automaticamente mentre una catenella, posta lato frizione, permetteva, tirandola, di coprire con una tendina, il radiatore dal gelo notturno. Sotto il profilo meccanico a colpire erano le sospensioni idropenumatiche che permettevano un’ottima azione ammortizzante in caso di sconnessioni stradali. Il circuito idraulico, che andava ad azionare le innovative sospensioni idropenumatiche, serviva anche per il funzionamento del servofreno, del servosterzo, della frizione idraulica e del cambio. Per il propulsore dopo alcune proposte ardite come un motore a cilindri contrapposti da 1.8 litri, si scelse per motivi di costi una versione potenziata del vecchio 1.9 montato sulla 11BL con 75cv a 4500giri/min e velocità di 140km/h.

L’impianto frenante era a dischi anteriori. Più in particolare, la DS è stata la prima vettura europea a montare questo tipo di freni all’avantreno. Posteriormente si scelsero invece i più tradizionali tamburi. Anche nella carrozzeria la DS innovava in maniera radicale: i pannelli erano imbullonati a vista al telaio sottostante, rendendo la loro sostituzione molto semplice. Una curiosità: a causa delle sue particolari sospensioni idropenumatiche, quando l’auto è spenta non era possibile applicare alle ruote le “ganasce” della polizia in caso di sosta vietata. Al debutto avvenuto al Salone di Parigi furono raccolti subito 80mila ordini, tempo di attesa un anno e mezzo e prezzo di 940mila franchi, più o meno al cambio attuale circa 255mila euro, insomma un’auto non proprio per tutti. Nel 1958 arrivò la prima versione cabriolet, dando vita ad una delle più belle ed affascinanti convertibili della storia, mentre nel 1968 arrivò quella estremamente lussuosa e speciale di Henri Chapron. Oggigiorno, le DS cabriolet sono molto ambite dai collezionisti e spuntano quotazioni piuttosto alte, oltre i 90mila €. Al Salone di Parigi venne presentata anche a DS19 Prestige, versione di rappresentanza della berlina francese, dotata in questo caso di una dotazione a dir poco signorile, comprensiva di divisorio tra comparto autista e comparto passeggeri posteriori.
Fu prodotta per un solo anno in soli 29 esemplari. Il successo della DS portò una continua serie di modifiche, non solo stilistiche ma anche meccaniche e tecniche. Nel 1961 il motore passò a 83cv e la velocità massima toccò i 150km/h. L’anno successivo fu quello del restyling, scomparvero le prese d’aria sopra i parafanghi anteriori a favore di una nuova presa d’aria diretta sul radiatore che portava a temperature inferiori il liquido di raffreddamento e migliorava il Cx il che permetteva alla Dea di sfiorare i 160km/h. Nel 1963 arriva la trazione meccanica e il tradizionale cambio manuale mentre nel 1964 la lussuosissima versione Pallas, seguita, nel 1965, dalla DS motore da 2175 cc, 109 CV di potenza massima e velocità di 175km/h. Il modello era anche molto dotato e annoverava tra l’altro un dispositivo in grado di adattare automaticamente l’incidenza dei fari anteriori in funzione del carico della vettura, oltre che l’indicatore di usura delle pastiglie freno anteriori e nuovi pneumatici maggiorati. Ogni anno segnava l’arrivo di un nuovo modello di Ds con innovazioni e migliorie. Tra le più significative ci fu nel 1969 la DS21 I.E. (Injection Électronique) con motore da 139cv e velocità massima di circa 190km/h e successivamente varie versioni Break.
La storia della Ds termina il 24 aprile 1975 quando dallo stabilimento di Aulnay sur Bois esce l’ultima vettura, una DS23 I.E. Pallas di colore blu metallizzato. Una storia lunga 21 anni costellata anche di vittorie in prestigiosi rally e di soluzioni tecniche che hanno salvato la vita a un Presidente francese, il generale Charles de Gaulle. Si tratta dell’episodio noto come “l’attentato di Petit Clamart”, che seguiva di poco quello di “Pont sur Seine” entrambi finalizzati ad eliminare “le général”, reo di perseguire una politica anticolonialista di progressivo abbandono dell’Algeria, venendo a patti con lo FLN, il Fronte di Liberazione Nazionale. Il 22 agosto 1962 la DS 19 presidenziale in viaggio da Parigi verso l’aeroporto di Villacoublay fu mitragliata da più parti e finì sforacchiata, non era blindata, e con due gomme a terra. Tuttavia, agendo sulla levetta di livellamento delle sospensioni l’autista riuscì a prendere velocità senza sbandare e ad allontanarsi dal pericolo. Parte non trascurabile la ebbero anche i pneumatici all’avanguardia della Michelin, società all’epoca proprietaria della Citroën. Per inciso anche gli attentatori, affiliati dell’OAS (Organizzazione dell’Armata Segreta), inseguirono l’auto presidenziale a bordo di una DS che poi riuscì a dileguarsi prendendo una via laterale. Con simili doti fuori dalla norma è quasi naturale che la “Dea” abbia manifestato attitudini soprannaturali e che sia stata scelta come vettura ufficiale della serie di film interpretati dal personaggio di “Fantomas”. Per l’occasione spuntavano due ali dal sotto scocca e si azionavano due motori supplementari a reazione sistemati al retrotreno e la “divinità” decollava per l’Olimpo. (Fabio Schiavo)

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