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Antonietta Boninu, lutto nel mondo dell’archeologia

Il 30 ottobre viene a mancare l’archeologa Antonietta Boninu, corale il cordoglio e la commozione

Antonietta Boninu

La scomparsa di Antonietta Boninu, la direttrice storica della Soprintendenza ai Beni Archeologici per le province di Sassari e Nuoro, lascia di stucco il mondo dell’archeologia. Un’intera comunità si stringe intorno alla figura di spicco che negli anni ha saputo parlare di scavi e di risorse in un linguaggio coerente, straordinario e innovativo. Laureatasi con Mario Torelli in archeologia classica, con una tesi pubblicata nel 1972 sulla rivista diretta da Giovanni Lilliu, l’archeologa segnerà una svolta negli studi sulle relazioni tra Africa e Sardegna incidendo su tutta la classificazione scientifica a seguire.

Antonietta Boninu, vulcanica e inflessibile, è la donna a cui si devono importanti scoperte, come la domus di Orfeo, il satiro delle terme Maetzke, l’apertura dell’Antiquarium Turritano e l’area di via delle Terme più numerosi restauri, tra cui quello del Nuraghe Santu Antine e del complesso statuario di Mont’e Prama, presso il Centro di Li Punti. In molti ne ricordano il carisma, se ne è andata a 72 anni, silenziosamente e con la sua consueta classe: in pochi sapevano della malattia che l’aveva colpita quasi sei mesi fa e che ha affrontato negli ultimi giorni accanto a don Massimiliano Salis, del Mater Ecclesiae di Sassari.

I ricordi dal mondo accademico

Attilio Mastino, lo storico, accademico e saggista, rettore dell’Università di Sassari dal 2009 al 2014, la ricordata così «Antica compagna di studi e di mille progetti comuni, amica indimenticabile e generosa studiosa della Sardegna Antonietta Boninu ha caratterizzato la sua esistenza, illuminata da una passione e dalla convinzione di svolgere il lavoro che aveva sempre sognato».

Questo invece è il pensiero di Giorgio Murru, direttore di musei e collaboratore scientifico di Archeologia Viva «Sapeva far coincidere progetto e fattibilità e, nella deriva a cui l’archeologia spesso ci costringe, Antonietta riusciva a schierarsi senza confliggere».   

Poi la tratteggia in un passo di commozione umana dove il luogo del sapere è anticipo di una relazione fertile: «Al Menhir Museum di Laconi si è battuta perché i reperti potessero essere un di più esperienziale per i visitatori, – continua Murru – era avveniristica nelle sue intuizioni e, in quella sua visione che aderisce al rigore storiografico ha saputo esprimere il meglio di una solida competenza. Come dimenticare il pragmatismo con cui ha difeso la sua pretesa? Toccare e vedere sono le due esperienze che, nel suo ruolo istituzionale di puro servitore dello Stato, lei ha voluto tenere insieme».

Le parole delle associazioni e del Sindaco di Cabras

Nel 2019 viene nominata dalla Giunta Comunale membro del Comitato scientifico per la promozione dei beni culturali di Cabras: un’assenza più che mai scioccante, spiega il sindaco, Andrea Abis: «Sono profondamente addolorato. Ricordo con ammirazione la Lectio Magistralis che dedicò ai ragazzi dell’Istituto comprensivo, – continua Abis – con trasporto spiegò alle nuove generazioni uno dei più importanti ritrovamenti della Storia del Mediterraneo».

La tempra della donna e della ricercatrice di tracce viene descritta da una coralità che oggi prende atto della portata della sottrazione: «Progettava con lungimiranza e riusciva a coinvolgere tutti per raggiungere gli obbiettivi che si era prefissata, – commenta la Soprintendenza – lavorare per la tutela del patrimonio archeologico e fare in modo che diventasse motore di un nuovo sviluppo per la comunità».

Ed è stata per molti un incontro imprescindibile: il cordoglio del CIF, Centro Italiano Femminile di Sassari sottolinea che l’improvvisa perdita è la privazione dell’amica preziosa e carissima, di ineguagliabile valore umano e di profonda cultura «Grazie Antonietta, è stato un privilegio aver condiviso con te la vita della nostra associazione».

I componenti di TRIVIDES di Nughedu S.Nicolò, esprimono commozione salutando quella che definiscono «la madrina dell’associazione».

La cooperativa Sa Rundine di Perfugas racconta di quanto, con la sua natura autentica e schiva, non amasse essere fotografata, mentre Peppino Goddi, che gestisce il sito archeologico di Su Tempiesu, ricorda i silenzi di Antonietta Boninu, potenti come il senso dell’umorismo che sapeva esprimere. Eppure, quando prendeva la parola, essenziale e diretta, sembrava sempre suggerire «procediamo».

Anna Maria Turra

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