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Antonello Verona e le lunghe notti del Sottovento

Parla il creatore dello storico locale smeraldino: «Da noi arrivava il jet set internazionale, dall’Aga Khan a Sofia Loren»

Lavorando per l’Aga Khan, al Cala di Volpe e all’Hotel Cervo, Antonello Verona aveva accumulato un bagaglio di esperienze straordinario. Decise così di aprire un suo ristorante, La Fattoria, e arrivarono tutti i personaggi della Costa Smeralda.

Come è nata l’idea del Sottovento?
La Fattoria era come un agriturismo dei nostri tempi. Venivano i pastori a portare i formaggi appena prodotti e gli allevatori ci rifornivano di carni a chilometro zero che arrostivamo nel nostro grande camino per la gioia dei buongustai. E poi c’era il mitico asinello di Don Fresi che addirittura fu immortalato dalla rivista americana Life. Don Fresi era il nostro parroco, indimenticabile, persona meravigliosa, che mi raccontò di aver avuto in dono un asinello. Mi propose, allora, di tenerlo come mascotte nel ristorante. L’asinello era libero di circolare nella struttura e capitava, quando era ancora affamato, che si avvicinasse ai clienti per riuscire a mangiare qualche buona verdura servita ai tavoli. Immaginate la scena. E così divenne un mito conosciuto anche negli Stati Uniti.
La Fattoria era un punto d’incontro per tutti ma mancava un elemento che, vista la mia passione, era fondamentale: la musica. Nacque, così, il ristorante piano bar Sottovento, dove, alla tradizione culinaria de La Fattoria, integrai l’intrattenimento musicale. Scritturavo pianisti virtuosi e le serate acquistavano un valore aggiunto impensabile. Era l’inizio di un’epoca storica per la Costa Smeralda.

Qualche ricordo degli anni d’oro?
Troppi, non basterebbero mille libri. Arrivava il jet set internazionale, attori immortali, capi di Stato, da Kennedy a Mastroianni, dall’Aga Khan a Sofia Loren e tantissime altre icone del XX secolo. E che dire delle dj Claudia e Silvana, due bellissime ragazze trentine che al Sottovento fecero quattro stagioni.

Una volta abbiamo avuto una discussione con il Mago Otelma che si presentò in pantaloncini e ciabatte. Fu bloccato per l’abbigliamento poco consono. Lui minacciava di far ricadere sul locale disgrazie indicibili. Alla fine si cambiò e lo facemmo entrare.

Perché tanti personaggi illustri hanno vissuto i fasti del Sottovento anni Ottanta e Novanta?
Perché c’era solo il Sottovento e comunque la gente sceglieva noi. C’era la coda fuori per entrare e i turisti venivano appositamente in Costa Smeralda per andare almeno una volta al Sottovento. Ci riconoscevano, universalmente, ottimo cibo, buona musica, raffinatezza e un ambiente elegante e piacevole.

La sinergia tra il mare stupendo della Costa Smeralda e l’interno dell’Isola, ricco di cultura e fascino, può creare nuovi flussi turistici?
Assolutamente sì ed è necessario creare un ponte tra mare, cultura, cibo e tradizione. Nei cataloghi dei tour operator si trova su Gologone di Oliena, per esempio. La gente ama poter conoscere anche le bellezze dell’interno e le tradizioni. Sarebbe bello che in qualche hotel, ogni tanto, venisse utilizzato dal personale il costume sardo. Invece non succede mai.

Da alcuni anni l’attività del Sottovento è stata data in affitto e la vostra famiglia non ha più responsabilità nella gestione del locale. Avete altri progetti in Costa Smeralda o in altre zone dell’isola, visto che il marchio Verona è capace di creare successi straordinari?
Non so. Gli amici Jerry Calà e Umberto Smaila spesso mi chiedono di inventare un nuovo locale assieme a loro. Chissà, magari l’anno prossimo…

L.P.

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